Nulla come le cattive abitudini produce assuefazione. Uno dei vizi più trasversali dei nostri governi è quello di abusare senza criterio dei decreti e delle questioni di fiducia. Esattamente lo schema che si è ripetuto l’altro giorno in Senato per l’inutile decreto sicurezza bis. Si è parlato molto in questi giorni delle presunte incongruenze costituzionali (oltre che la possibilità di violazione del diritto internazionale, nonostante il richiamo al rispetto delle norme del diritto del mare) rispetto al dovere di solidarietà. Tutto vero, ma c’è anche una questione preliminare: non si capisce dove si ravvisino i requisiti di necessità ed urgenza. Si obietterà: non ci sono mai. Giusto, ma questo non significa che non si possa opporre ad ogni singolo provvedimento l’assenza di condizioni straordinarie. Anzi.
Osservando il quadro generale fornito dal ministero dell’Interno, mettendo a confronto il numero dei migranti sbarcati dal primo gennaio a ieri con lo stesso periodo dei due anni precedenti, si ottengono questi risultati: in rapporto al 2017 -95,83%; e con 2018 -78,72%. Quanto poi al numero dei salvati dalle Ong, qualche conto lo ha fatto l’Ispi: nei primi sei mesi del 2019 soltanto 248 migranti sono arrivati a bordo delle navi delle Ong, ovverosia circa l’8%. Come spiega il sito Linkiesta, “se si rifà il calcolo con gli ultimi dati del Viminale aggiornati al 5 agosto, la percentuale scende al 6%. Dall’inizio dell’anno le ong hanno compiuto sette missioni per soli 31 giorni di attività. Per molto tempo, il Mediterraneo centrale è rimasto senza la presenza di alcuna nave non governativa. Eppure gli sbarchi ci sono stati lo stesso: anzi, sono stati due in più, cioè 34, rispetto ai 32 del periodo in cui le ong erano presenti”. C’era davvero bisogno di multe fino a un milione di euro e dell’arresto in flagranza dei comandanti delle navi? Ovviamente no.
C’è una gran voglia di manganello a leggere questo decretino bis anche nelle parti in cui prevede l’inasprimento dei daspo ai tifosi recidivi e delle pene per i reati commessi durante manifestazioni di piazza (in un Paese che a distanza di 18 anni, non ha ancora fatto i conti col G8 di Genova). Ma soprattutto: sappiamo per certo che la sicurezza non è un’emergenza, se ci fidiamo dei dati che la direzione centrale della polizia ha reso noti a maggio. I delitti commessi diminuiscono del 15% nel raffronto tra i primi mesi del 2018 e quelli del 2019. Meno omicidi, furti, rapine e reati informatici, e soprattutto sono in forte calo gli stupri.
Tutto questo per dire – dati e norme alla mano – che si tratta di propaganda balneare: non basta bollare come disumano il provvedimento, indossando la maglietta dei buoni sentimenti contro la ferocia. La stampa sinceramente democratica c’informa che il presidente Mattarella avrebbe seri dubbi sul contenuto del provvedimento (in particolare sulle pene sproporzionate) perché è un cattolico democratico. Ora, al di là delle bandierine, il Presidente può fare molte cose (in occasione del precedente decreto mandò una lettera al governo). E non è vero che l’interventismo non è nel suo stile, se ci ricordiamo come agì quando Conte portò la prima lista dei ministri in cui il professor Savona era indicato come titolare dell’Economia (circostanza in cui andò ben oltre le sue prerogative). Ma probabilmente non farà nulla e firmerà. Andrà a finire che ci penserà la Corte costituzionale, sempre più supplente di una politica incapace di guardare oltre il proprio limitatissimo orizzonte, che è sempre la prossima elezione (sia detto per il dj leghista e pure per quel che resta degli alleati di governo).