Dopo la decisione unilaterale di Matteo Salvini di sfiduciare il governo Conte e rompere il contratto siglato con il Movimento 5 Stelle nel maggio del 2018 per capitalizzare i consensi registrati alle elezioni europee e nei sondaggi, l’Italia è a un bivio. O le elezioni anticipate in ottobre (o al massimo in primavera), che probabilmente consegnerebbero il Paese a un governo monocolore di destra presieduto da Salvini col contorno di Meloni e forse di Berlusconi, che oltre a tutto il resto eleggerebbe nel 2022 il nuovo presidente della Repubblica. Oppure un governo di legislatura formato da Movimento 5 Stelle, Partito democratico e LeU, che potrebbe confermare Giuseppe Conte a Palazzo Chigi e riprendere il breve dialogo fra M5S e centrosinistra avviato 14 mesi fa da Di Maio con la proposta di contratto al Pd e subito interrotto dal no di Matteo Renzi (ora tornato sui suoi passi) e realizzare alcune riforme importanti almeno fino all’elezione del nuovo Capo dello Stato. Ma potrebbe anche tradursi in una rissa continua, sia tra i due schieramenti, sia al loro interno. Entrambe le soluzioni potrebbero rivelarsi un regalo a Salvini, ma nei prossimi giorni il M5S e il Pd dovranno indicare le loro intenzioni al presidente Mattarella. Voi, cari lettori, che cosa preferite: andare alle elezioni anticipate subito, oppure che si tenti un governo M5S-Pd-LeU che duri almeno due anni? Per rispondere basta andare sul sito www.ilfattoquotidiano.it
Antonio Padellaro
Prima pensiamo a Iva e manovra poi è meglio votare a inizio 2020
Il 26 maggio scorso, il ribaltone delle Europee ha di fatto aperto la strada alle elezioni politiche anticipate poiché non era sostenibile a lungo il rapporto di governo tra il M5S che ha dimezzato i voti e la Lega che li ha raddoppiati. Quando poi la somma dell’intero destra-centro (Salvini più Meloni più Berlusconi) arriva a sfiorare il 50%, restituire la parola al popolo sovrano diventa quasi imprescindibile in una democrazia parlamentare. Quasi, perché a causa del dilettantismo irresponsabile con cui Matteo Salvini ha aperto la crisi (nel momento peggiore e imbrogliando i 5 Stelle) stanno emergendo altre ipotesi di governo, a breve o a lungo termine, attorno a un ipotetico asse Pd-M5S. Tendo a diffidare di operazioni di palazzo improvvisate, soprattutto se possono rafforzare l’incubo Salvini a palazzo Chigi. Meglio quindi un governo tecnico per affrontare le emergenze (Iva, legge finanziaria) ma che ci porti al voto all’inizio del 2020. E spero in una campagna elettorale che convinca gli italiani che l’uomo del mojito è la soluzione peggiore.
Luisella Costamagna
Né urne né tecnici: un contratto tra dem e 5 Stelle (alla buon’ora)
Come uscire dal caos ferragostano provocato dal Capitano Uncino? Premesso che non si capisce perché dovremmo correre a elezioni per volere di chi ha rotto l’alleanza di governo e in Parlamento vale il 17% delle politiche 2018; che un governo tecnico, istituzionale, ecc., sarebbe indigeribile e irrispettoso del volere degli elettori; che non ci si può fidare troppo di Renzi (è un assioma), la sua apertura al M5S dopo le mille chiusure ha però indubbiamente cambiato lo scenario. Se anche fosse il (solito) coccodrillo, intanto ha permesso di mozzare la mano di Salvini sul voto di sfiducia a Conte e a questo punto merita andare a vedere se nel Pd ci sia una reale disponibilità a un nuovo governo politico coi 5S (primo partito in Parlamento), basato su un contratto programmatico come con la Lega. Esce un alleato, può entrarne un altro (nessun tradimento: è il proporzionale, bellezza). Era quello che auspicavo all’indomani delle elezioni: guardare al Pd invece che alla Lega. Non sopporto chi dice “l’avevo detto”. Ma l’avevo detto.
Peter Gomez
Un accordo “green” piacerebbe all’Ue e fermerebbe la destra
“La politica non è l’arte del possibile. Consiste nel scegliere tra il disastroso e lo sgradevole”. Chi oggi, numeri alla mano, può evitare le elezioni anticipate dovrebbe rileggere questa frase dell’economista Jonh Kennet Galbraith. Sia per il Pd che per Leu che per i 5S la prospettiva di governare assieme è certamente sgradevole visti gli insulti reciproci degli ultimi anni. Ma è meno disastrosa di elezioni anticipate seguite da un esecutivo di destra a guida Matteo Salvini in grado di eleggere nel 2022 il nuovo presidente della Repubblica e di cambiare (visti i numeri in Parlamento) profondamente la Costituzione. È vero che il Pd è un partito balcanizzato, che attende la fuoriuscita di Matteo Renzi e dei suoi. Ma un contratto di governo (da far votare alle rispettive basi) più particolareggiato rispetto a quello stracciato da Salvini, può stabilizzare la situazione per tre anni. Soprattutto se si punta tutto, o quasi, sulla green economy. Anche perché la nuova Commissione europea a un esecutivo del genere farebbe ponti d’oro. Rendendo meno amare le leggi di bilancio.
Tomaso Montanari
L’unica strada possibile è 5S-Pd, ma con una legge proporzionale
Ribadisco quanto ho scritto (con Francesco Pallante): non si può in ogni caso votare con questa legge elettorale. Bisogna trovare una formula di governo (ce ne sono varie) per approvare in pochi giorni un proporzionale puro che metta in sicurezza la Costituzione da colpi di mano (mano destra). Non farlo sarebbe imperdonabilmente irresponsabile. E poi? L’unica ipotesi veramente irricevibile sarebbe un governo Draghi o simili (moralmente un Monti bis) a briglia sciolta: è esattamente questa macelleria sociale che ha portato Salvini al consenso che ha. L’argomento più forte per tentare un governo 5 Stelle-Pd è che subito dopo le famose elezioni dovrà comunque succedere: anche perché, come si è visto, tutte le altre formule sono peggiori. Un governo che cancelli i Decreti Sicurezza e il voto sul Tav: uno a uno, e palla al centro. E poi così tanta giustizia sociale da seppellire per sempre il ducetto del Papeete. Ne sarebbero capaci? Probabilmente no. Ma prima o poi dovranno comunque tentare: e dunque…
Daniela Ranieri
Rompete il giocattolo a Matteo: Conte guidi un altro esecutivo
Posto che stiamo facendo ipotesi sulla base di una scelta imperscrutabile che attiene alla labilità politica, per non dire emotiva, e speriamo non anche psichica, di uno che aveva promesso di co-governare lealmente per 5 anni, proviamo a ragionare senza pregiudizio (ciò impone anche di ignorare l’interferenza-Renzi, capace di polarizzare le opinioni in senso opposto alle sue a prescindere). Salvini sente l’impulso di fotografare l’apice del suo consenso con elezioni in cui correrebbe da capo del Viminale, col corollario di guadagnare ossigeno, se non milizie, per le sue grane con la Giustizia. Per rompere il giocattolo al ministro-dj, Conte, ch’è persona seria, si rimetta alla verifica del presidente della Repubblica su una nuova maggioranza che riscriva la legge elettorale. Il M5S guidi la resipiscenza. Il Pd collabori alla difesa delle Istituzioni e organizzi sedute psicoanalitiche per i suoi dirigenti. Nel frattempo, speriamo, l’inverno avrà sopito le fregole dell’aspirante Duce e i bollori dell’avventuretta estiva tra il Paese e l’animatore del villaggio vacanze.
Silvia Truzzi
Evitiamo di ripetere gli errori: ora si dia la parola agli italiani
Questo agosto di “crisi ma forse no anzi sì però chissà” è uno spettacolo di inaudito squallore: svela l’opportunismo delle forze politiche, il loro non aver rispetto per i cittadini e, insieme, la loro goffa inettitudine. Matteo Salvini si dà arie da uomo forte e invece con questo distruttivo tira e molla ha dimostrato di essere completamente inaffidabile: farebbe meglio a non contare troppo sui sondaggi. La domanda di leniniana memoria è davvero spinosa: che fare in questa intricatissima situazione? Il matrimonio di convenienza tra Lega e 5 Stelle non poteva funzionare sulla base di un accordo siglato dal notaio e infatti è finito nel peggiore dei modi. Anche per questo un altro governo, di diverso segno ma di eguale natura (Pd-5Stelle) non è augurabile. E non lo è nemmeno un ennesimo governo pseudo-tecnico, che i cittadini non capirebbero. Meglio ridare la parola agli elettori (della cui pazienza si è davvero abusato): sapranno giudicare il comportamento dei leader, la loro maturità, buonafede e responsabilità.