“È la carica che fa conoscere l’uomo”, diceva Biante, uno dei sette sapienti dell’antica Grecia. E ieri se n’è accorto anche Matteo Salvini che del filosofo ellenico non sentiva più parlare dall’epoca lontana in cui sedeva sui banchi del Liceo Classico Manzoni di Milano. Come uno studente messo dietro la lavagna, ha dovuto sorbirsi la dotta reprimenda del suo professore, Giuseppe Conte, che gli impartiva lezioni di diritto costituzionale e di buone maniere (non solo dal punto di vista istituzionale).
Risultato: in questo momento Conte è l’unico anti-Salvini presente sulla piazza. Popolare quanto e più del ministro dell’Interno, appare alle persone normali come il solo possibile capo di un eventuale futuro governo M5S-Pd-LeU in grado di contrastare mesi e mesi di cannoneggiamento da parte della Lega e dei suoi numerosissimi accoliti. Ma proprio per questo la riconferma di Conte parte in salita. La politica non è fatta di persone normali. Come questa folle crisi di governo ha plasticamente dimostrato a tutti gli elettori.