Fa rima con Movimento. Perché dei 5Stelle la piattaforma web Rousseau è il cuore operativo e il simbolo: offuscato dagli hacker che l’hanno violata come burro, come dai sospetti innescati dalla mancata certificazione delle votazioni e dalle multe dell’Agcom. Ma Enrica Sabatini, una dei quattro soci dell’associazione Rousseau, giura che ormai la piattaforma è sicura e che sarà sempre più trasparente: “Domani (oggi, ndr) lanceremo sul blog delle Stelle una call internazionale, un bando per formare una squadra che lavorerà alla nuova applicazione per votare su Rousseau dagli smartphone. Chiederemo a chiunque ne abbia voglia di aiutare volontariamente i nostri tecnici a scrivere il codice della app, l’alfabeto tramite cui funzionerà, nella massima trasparenza”.
Chiunque sappia farlo?
Sì, creeremo un progetto in open source. Molti si erano offerti di darci una mano dopo la votazione sul nuovo governo del 3 settembre. E ora potranno aiutare il responsabile del progetto, un ingegnere di San Francisco con cui lavorano 5-6 sviluppatori.
Quando sarà pronta?
Dipende da quali e quanti contributi riceveremo. Non abbiamo tempi precisi.
In anni di funzionamento su Rousseau si sono svolte solo tre votazioni certificate da un ente terzo. Come si può credere ai risultati?
Noi siamo pionieri in questo campo, non avevamo precedenti su cui basarci. Dopodiché l’associazione si è sempre avvalsa della certificazione di un notaio, comunque un ente terzo, che può rendicontare i report sul voto.
Un notaio non è un esperto di piattaforme web…
Nell’ultima votazione, il 3 settembre, ha lavorato assieme a una società esterna.
Per le Regionarie umbre di domani (oggi, ndr) ci saranno notaio e società terza?
Come sempre ci sarà un ente terzo di garanzia, che sia il notaio o la società.
In aprile l’Agcom vi ha comminato una multa di 50mila euro accusando la piattaforma di “importanti vulnerabilità” durante le votazioni.
Quell’area voto non è più in uso, dalle scorse europee ne utilizziamo un’altra con elevati standard di sicurezza.
Il 3 settembre la senatrice del M5S Elena Fattori ha lamentato problemi nell’accesso alla piattaforma e sostenuto che diversi utenti non avevano ricevuto l’sms di conferma dell’avvenuta votazione.
Il 3 settembre hanno votato in oltre 79mila, un record, ed è andata benissimo. I pochi problemi verificatisi possono essere stati causati anche da fattori come il funzionamento dell’apparecchio su cui si votava o dalla mancanza di linea. Certo, dispiace che la senatrice Fattori abbia sempre problemi nel votare.
Parlate di libertà e open source ma vi fate finanziare obbligatoriamente dai vostri parlamentari con 300 euro al mese, soldi pubblici. Una contraddizione, no?
Gli eletti versano una parte dello stipendio, come da impegno al momento della candidatura, per supportare una piattaforma che è la loro cassetta degli attrezzi, su cui votano, lavorano alle leggi e interagiscono con gli iscritti.
La cassetta non è prevista dalla Costituzione.
Il progetto di democrazia diretta portato avanti da Rousseau è nel Dna del M5S. E la piattaforma viene finanziata solo per una parte con i soldi dai parlamentari, un milione e 200 mila nel 2018.
Tanti soldi, non crede?
Il 60 per cento viene usato per tutte le spese della piattaforma, compresi affitto, manutenzione tecnica e i 12 dipendenti. Il resto sono per corsi ed eventi sui territori.
Agli eventi partecipano aziende che lavorano con la Casaleggio Associati?
Non so quali siano i clienti della Casaleggio.
La sua azienda non può che trarre beneficio dalle attività di Rousseau. Non vede un conflitto di interessi?
No. L’azienda è un’entità distinta dall’associazione, che presiede a titolo gratuito. Un cittadino non ha diritto a svolgere attività di questo tipo?
Casaleggio è un volto della politica, non Mario Rossi.
Ma ha gli stessi diritti di qualunque cittadino.