Le banconote cascate nella turca di un bistrot di Parigi e ripescate da Gianluca Savoini erano parte di un compenso più sostanzioso concordato con il giornalista-lobbista marocchino Mohammed Khabbachi: nelle tasche del braccio destro di Salvini e del suo compagno di trasferta finiranno 500 mila euro, sempre in contanti e mai dichiarati. La cifra alza la posta in gioco nella vicenda rivelata dal Fatto a fine luglio, ma soprattutto solleva nuovi interrogativi sulle contropartite garantite all’emissario di re Mohammed VI. Quei soldi, da quanto il Fatto apprende da diverse fonti, dovevano garantire al governo di Rabat una stampa favorevole al suo sovrano come interlocutore privilegiato del Nordafrica. Il tutto da realizzare con modalità simili alle campagne di informazione-disinformazione veicolate da Mosca attraverso la rete sviluppata attorno all’associazione Lombardia-Russia di Savoini e ai siti di propaganda putiniana. È questo, in sostanza, l’affaire andato in porto nella primavera del 2016 in una sala dell’hotel Le Méridien Etoile, con il passaggio fugace di un plico avvolto in fogli di giornale e pieno zeppo di banconote da 100 e 500 euro che dopo il bagno nella turca prenderanno la sera stessa il volo per l’Italia.
La partita inizialmente doveva essere anche più sostanziosa ed era legata alla possibilità di far lavorare aziende vicine alla Lega ai faraonici progetti di Re Mohammed. La strada era stata spianata dalla missione Salvini-Savoini a Rabat di ottobre 2015, ma non portò a nulla perché altri intermediari. Ad andare in porto fu invece l’accordo per acquistare “buona” stampa in Italia. La stessa missione marocchina aveva dato buoni frutti, con Salvini che sulla via del ritorno indossa abiti quasi terzomondisti, da Pontida a Marrakech, dai celti ai berberi: “Marocco, terra straordinaria”, dove “bisogna investire” dichiara al Corriere. “Salvini conquista l’Africa: Matteo accolto benissimo in Marocco”, raddoppia il Secolo. E altri siti e giornali a ruota.
Ma qual era il ruolo del fedelissimo di Salvini? In quei mesi Savoini non ricopriva solo un ruolo di vigilanza per la comunicazione come vicepresidente del Corecom Lombardia, poltrona che mantiene grazie alla maggioranza al Pirellone che ha appena votato contro le dimissioni. Savoini era anche direttore editoriale di Agielle, un’agenzia di stampa online da utilizzare anche come veicolo di notizie addomesticate e di contatti con altri giornalisti. Il direttore di Agielle era il giornalista Andrea Zagato che oggi dice di non sapere nulla di Parigi, ma conferma l’attivismo di Savoini verso Russia e Marocco: “Nel 2014 venni chiamato a dirigere questa agenzia che proponeva anche focus su Paesi stranieri, in particolare Russia, Marocco, Egitto e Cina. Lì trovai Savoini come direttore editoriale. Dopo un anno ho lasciato quell’iniziativa per altre scelte professionali e perché non condividevo la linea editoriale”. Chi erano i committenti? “Per la Russia – risponde Zagato – a fornirci materiali era Tzargrad Tv, quella diretta dall’ideologo di Putin, Alexandr Dugin; per il Marocco l’agenzia Sahara Media Agency di Mohammed Khabbachi”. Quanto pagavano l’agenzia? “Gli abbonamenti variavano a seconda degli interessi degli interlocutori, arrivavano anche a parecchie centinaia di migliaia di euro”. Del resto in Rete restano tracce di tour organizzati per giornalisti “embeddati”, come uno in Marocco finalizzato al racconto delle iniziative di natura economico ambientale del governo di Rabat. Nell’incontro parigino con Savoini, Khabbachi comprava dunque i favori della stampa, lui che per anni è stato anche il direttore dell’agenzia nazionale Map, Maghreb arabe press e che proprio in Italia, nel 2004, fu tra i sottoscrittori di un contratto con l’Ansa per l’apertura di Ansamed, un servizio dedicato alle notizie dai Paesi del Mediterraneo. La richiesta di chiarimenti a Khabbachi cade ancora nel vuoto. Dallo studio Munari Cavani i suoi legali fanno sapere che “smentisce di aver dato soldi a Savoini”. Diverse fonti, ormai, dicono il contrario.
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Il Dott. Gianluca Savoini smentisce integralmente quanto contenuto nell’articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 19 settembre 2019 e apparso altresì sul sito internet www.ilfattoquotidiano.it a firma di Thomas Mackinson e Luigi Franco, dal titolo “Operazione Rabat: 500 mila euro a Savoini”, non avendo il Dott. Savoini percepito alcun denaro dal giornalista marocchino Mohammed Khabbachi. Il Dott. Savoini ha già dato mandato al suo legale al fine di procedere in ogni competente sede a tutela delle proprie ragioni.
Avv. Lara Pellegrini
Sulla base delle testimonianze e dei riscontri raccolti confermiamo quanto scritto. Del passaggio di denaro a Parigi abbiamo scritto a fine luglio e tale ricostruzione non è stata smentita da Savoini al quale, per altro, avevamo chiesto di fornire la sua versione dei fatti e di spiegare la natura dell’incontro e del suo rapporto con il signor Khabbachi. Raggiunto al telefono, preferì riattaccare e non rispondere ai messaggi inviati. Ne lasciammo uno anche presso la portineria della sua abitazione. Non ci ha mai richiamati.
Luigi Franco e Thomas Mackinson