Indagando su due renziani della prima ora – Alberto Bianchi e Patrizio Donnini, sotto inchiesta per due vicende diverse – gli investigatori della Guardia di Finanza si sono imbattuti in uno dei colossi dell’imprenditoria italiana: la Toto Holding, società che opera nel settore delle costruzioni e nella gestione di molti progetti infrastrutturali in Italia e nel mondo.
La Toto Holding controlla la Renexia, società impegnata invece nel business dell’energia rinnovabile. Ed è proprio questa azienda al centro dell’inchiesta fiorentina che vuole verificare se sia stato commesso il reato di falso in bilancio. Quando a luglio i militari delle Fiamme Gialle si presentano negli uffici della Renexia, per acquisire una serie di documenti, hanno due obiettivi: verificare gli affari conclusi con una società di Donnini, la Immobil Green Srl, e la donazione di 25 mila euro erogata alla Open, la fondazione presieduta da Alberto Bianchi, che fino al 2018 finanziato la Leopolda di Matteo Renzi.
La replica del gruppo: “Tutto regolare”
Donnini e Bianchi, da sempre vicinissimi all’ex presidente del Consiglio, sono infatti finiti nel mirino della Procura di Firenze: il primo – come ha scritto ieri La Verità – è indagato per appropriazione indebita e autoriciclaggio, il secondo è invece sotto inchiesta per traffico d’influenze. E l’inchiesta su Donnini, con la curiosità investigativa sulla donazione a Open, ha portato i finanzieri ha varcare i cancelli della Renexia.
È questo il filo rosso che lega due renziani dell’indagine della Procura di Firenze e la società del gruppo Toto. Daniele Toto, che è stato a lungo amministratore delegato della Renexia, sulla donazione alla Open commenta: “Confermo abbiamo finanziato la fondazione, peraltro in modalità pubbliche, nella assoluta regolarità”.
La Renexia – e l’eventuale reato di falso in bilancio – è collegata comunque alla figura di Donnini, fondatore Dot Media, società di comunicazione che lavora per la Leopolda e che annovera tra i soci Alessandro Conticini, fratello di uno dei cognati di Matteo Renzi (entrambi estranei alle inchieste di cui si parla).
Le plusvalenze d’oro della Srl Donnini
È proprio degli affari con la società di Donnini che i finanzieri chiedono i documenti in azienda. Nello specifico quelli con la Immobil Green Srl, società nata nel 2005 con sede a Firenze, di cui Donnini detiene una quota del 5 per cento, mentre la quota maggioritaria del 90 per cento è della moglie. E infatti anche Donnini, sempre a luglio, viene perquisito.
I finanzieri gli chiedono chiarimenti su una serie di operazioni di compravendita e sulle plusvalenze incassate. Tra queste, alcune riguardano l’acquisto di certificati per centrali del mini eolico del sud che Donnini, tramite una sua società, avrebbe acquistato e poi rivenduto. Nel bilancio della Immobil Green Srl per esempio viene fuori un’operazione con la Renexia che ha portato nelle casse della società di Donnini una plusvalenza di 680 mila euro. Su questa e altre operazioni Donnini ha fornito una serie di spiegazioni alla Finanza.
I suoi legali si sono chiusi nel massimo riserbo. Al Fatto chiariscono solo che “Donnini ha documentato tutte le operazioni di compravendita immobiliare e le stesse sono state eseguite nella massima trasparenza. In ogni modo – precisano – è un’operazione che nulla c’entra con Bianchi. Non è questo l’oggetto dell’indagine”.
Le consulenze del colosso all’avvocato
Ma c’è un altro collegamento tra il gruppo Toto e il mondo renziano: una consulenza affidata in passato all’avvocato Alberto Bianchi nell’ambito di un collegio difensivo da un’altra società controllata, Strada dei Parchi Spa che gestisce le autostrade A24 e A25. Gli accertamenti su Renexia hanno riguardato Donnini e Open ma non l’avvocato Bianchi nello specifico.