“RenziChiediScusa”, titolava il Blog delle Stelle il 16 settembre 2016, in cima a un lungo post di Luigi Di Maio che elencava “i 10 fallimenti del governo Renzi”. Al punto 8 (“Niente lotta alla corruzione”), c’era un duro attacco sui favori agli evasori: “Ha alzato la soglia del contante sino a 3 mila euro e ha aumentato tutte le soglie di non punibilità nella sfera della grande evasione”. Ieri, sullo stesso Blog delle Stelle, si leggeva a nome di tutto il M5S: “Di fronte alle proposte contenute in manovra, dal tetto al contante alla multa sul Pos, saremmo anche d’accordo se queste rappresentassero delle vere misure anti-evasione… Ma l’inserimento di queste misure non solo non fa recuperare risorse, ma addirittura rischia di porre questo Governo nello stesso atteggiamento di quelli del passato, che pensavano di fare la lotta all’evasione mettendo nel mirino commercianti, professionisti e imprenditori. Un segnale culturale devastante, se a maggior ragione stiamo ancora cercando l’intesa sul carcere e la confisca per i grandi evasori, cioè per coloro che evadono più di 100 mila euro. Come si può obbligare il titolare di una piccola attività familiare ad avere il Pos se poi le commissioni delle banche restano altissime? Lo stesso limite del contante non ci vede contrari, ma bisogna mettere in condizione tutti di poter usare una carta di credito”.
A parte il fatto che mai nessun governo ha “messo nel mirino commercianti, professionisti e imprenditori” evasori (semmai quelli che pagano troppe tasse anche per chi le evade), pare che i 5Stelle non parlino col premier Conte che essi stessi hanno imposto al recalcitrante Pd. E che si è impegnato, in Consiglio dei ministri e poi in un’intervista al Fatto a ridurre le commissioni sui pagamenti elettronici e a ottenere da Poste carte prepagate a costo zero: “Ho sentito gli amministratori delegati dei principali gruppi bancari e mi hanno dato ampie rassicurazioni su questo… a breve saremo in grado di definire nei dettagli la riduzione delle commissioni. Sarà coinvolto anche il circuito alternativo al sistema creditizio”. Quindi, se il problema è solo quello delle commissioni, è un non-problema. A meno che i 5Stelle non pensino che il loro premier è un millantatore. Nel qual caso, lo dicano. Così, oltre ad apparire i nuovi alleati di Renzi (e naturalmente di B. e Salvini) nella difesa dell’evasione, darebbero pure il segnale – questo sì “devastante” – di opporsi al primo premier che osa mettere il dito nella piaga purulenta dell’evasione: una razzia di 110 miliardi l’anno che cumula furti piccoli, medi e grandi.
Tutti da combattere, ovviamente con armi diverse: la piccola evasione con incentivi ai pagamenti tracciabili e deterrenti al cash; l’evasione media e grande con dissuasori più severi. A partire dallo strumento penale: indagini, intercettazioni, perquisizioni, sequestri, confische, custodia cautelare, processi e alla fine carcere per i condannati a pene superiori ai 4 anni (sotto, in Italia, si resta fuori). Dire “combattiamo i grandi evasori e lasciamo stare i piccoli” non ha senso, se non quello indecente di chiedere voti a chi incassa in contanti e in nero senza ricevuta. Certo, fra i “piccoli” c’è anche chi non paga perché non può o perché si sbaglia: ma per quelli, in sede penale, c’è l’esimente dello stato di necessità e/o della mancanza del dolo e/o della tenuità del danno. Dunque, quando si parla di evasori, grandi o medi o piccoli che siano, si tratta sempre di ladri che evadono apposta: non per sbaglio o per fame, ma per convenienza.
Chiedere il carcere per i “grandi evasori”, in polemica con Pd e Iv che recalcitrano, è sacrosanto, e non solo perché è previsto dal programma di governo sottoscritto da tutti i giallo-rosa appena un mese fa. Ma considerare “grandi evasori” solo quelli sopra i 100 mila euro di imposta evasa (pari a 200 mila di “nero”) è persino più scandaloso delle “soglie” di Renzi che il M5S contestò. Se pochissimi evasori e frodatori vengono condannati è proprio per quelle soglie di impunità extra-large (depenalizzate le omesse dichiarazioni fino a 50 mila euro, le dichiarazioni infedeli fino a 150 mila, gli omessi versamenti Iva fino a 250 mila, le frodi fino a 1,5 milioni); e anche per la prescrizione troppo breve (5 anni per l’evasione e 7 anni e mezzo per la frode dal momento del reato, non dell’accertamento, che arriva sempre 3-4 anni dopo il fatto). E se nessuno dei pochissimi condannati sconta poi la pena in carcere è perché i massimi previsti dal Codice sono troppo bassi (3 anni per l’evasione e 6 per la frode, mai inflitti per intero grazie al gioco delle attenuanti, ma anche se lo fossero scenderebbero comunque a 2 e a 4, cioè sotto il tetto-carcere, con gli sconti del patteggiamento e del rito abbreviato). Può darsi che le nuove norme facciano perdere qualche voto fra gli evasori. Ma è sicuro che ne farebbero guadagnare parecchi fra i tanti cittadini onesti che hanno smesso di votare perché stufi di pagare anche al posto di chi non paga e di ascoltare false promesse di equità fiscale.
In ogni caso, i 5Stelle non sono nati per lisciare il pelo all’illegalità in cambio di voti: per questo c’erano già i partiti. Sono nati e cresciuti fino al 33% per rappresentare l’Italia pulita contro ogni illegalità, ingiustizia e privilegio. E hanno cominciato a perdere voti un anno fa, quando il patto con la Lega li trascinò nel fango della “pace fiscale” e degli scandali salviniani. Ora hanno l’occasione di riscattarsi, rivendicando con orgoglio le norme anti-evasione che il loro premier non solo annuncia, ma realizza (altro che “democristiano”). Gli italiani perbene, che le attendono da decenni, li ricompenseranno.