La deputata del Pd, Enza Bruno Bossio, attacca il suo partito per la mancata designazione dell’uscente Mario Oliverio a candidato alla presidenza della Regione. E lo fa avvelenando i pozzi della politica e gettando fango sul suo collega deputato Antonio Viscomi, ma soprattutto sul procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, “colpevole” probabilmente di indagare non solo sui presunti criminali legati alla ‘ndrangheta ma anche su quella zona grigia che, per decenni, ha frequentato il palazzo della Regione considerandolo casa propria. La Bruno Bossio ha scelto la direzione provinciale del Pd di Cosenza per formalizzare ufficialmente la sua proposta di ricandidare Mario Oliverio. Sul nome del governatore uscente, però, il “no” di Zingaretti è da tempo categorico. Un “no” irremovibile al quale si è aggiunto, nelle scorse settimane, anche quello di altri big del partito eletti in Calabria. Deputati e consiglieri regionali secondo cui è stata superata “nei fatti l’opzione di ripresentarsi al voto con lo stesso schema e la stessa guida di cinque anni fa”.
Questo non ha impedito a Oliverio di resistere, provare a serrare le fila dei suoi “seguaci” tra cui proprio la deputata Bruno Bossio che ieri ha difeso il “suo” governatore: “Come si fa a mortificare così un dirigente nazionale? Devono dare una spiegazione razionale. Anzi, ve la dico io: Gratteri ha ordinato a Zingaretti di non ricandidare Oliverio. E noi abbiamo il cavallo di Troia in casa. È Antonio Viscomi, emissario della Cei e dei pm di Catanzaro”.
Parole pesanti, e senza prove, con cui la Bruno Bossio ha voluto attaccare uno dei più esposti magistrati calabresi, da sempre impegnato in prima fila nella lotta contro la ‘ndrangheta. Uno dei magistrati contro i quali la deputata del Pd ha più di qualche risentimento personale. Enza Bruno Bossio, infatti, è indagata dalla Procura di Catanzaro nell’ambito dell’inchiesta “Lande Desolate” assieme al marito, l’ex deputato Nicola Adamo, e, per l’appunto, al governatore Mario Oliverio. Nei loro confronti, il procuratore Gratteri e i pm di Catanzaro hanno chiesto il processo per corruzione dopo aver scoperto una sorta di “accordo illecito” affinché un’impresa rallentasse i lavori di ristrutturazione di piazza Bilotti a Cosenza. L’obiettivo sarebbe stato quello di penalizzare il sindaco Mario Occhiuto e per farlo Enza Bruno Bossio e il marito Nicola Adamo (quest’ultimo indagato con Oliverio anche nell’inchiesta “Passpartout”, ndr) avrebbero fatto pressioni sul direttore dei lavori. In cambio, la ditta avrebbe ottenuto un finanziamento extra per completare, in Sila, i lavori delle piste di sci di Lorica. Un “rapporto di scambio” che secondo il gip “appare riduttivo definire clientelare, potendo ben sconfinare nel terreno della corruzione”.