“Andate in Curia a Genova e acquisite i fascicoli con i nomi e le testimonianze dei ragazzi vittime. Potrebbero esserci minorenni: è uno dei timori espressi dal vescovo Alberto Tanasini”. Il portavoce della Rete L’Abuso, Francesco Zanardi, ha presentato ieri un esposto in Procura a Genova partendo dall’inchiesta di Sherlock. I pm apriranno così un fascicolo sui fatti raccontati dal nostro giornale. Zanardi, che da anni si batte contro le molestie sessuali compiute da sacerdoti, nell’esposto fa il nome del prete che noi finora avevamo indicato come “don X”: è Francesco Castagneto. E le due parrocchie dove ha esercitato sono una a Sori, piccolo borgo nella Riviera di Levante, e l’altra è la chiesa di Santa Teresa di Albaro, a Genova.
Siamo a metà anni ’90. A Sori, un gruppo di ragazzi e di educatori denunciò alla Curia comportamenti “non appropriati” di don Franco Castagneto. Come hanno raccontato a Sherlock vittime e testimoni, ne seguì un’istruttoria guidata da Alberto Tanasini – attuale vescovo di Chiavari – con la collaborazione di Nicolò Anselmi, oggi vescovo vicario del cardinale Angelo Bagnasco. Con loro anche Guido Marini che è cerimoniere del papa dal 2007. Don Franco fu trasferito nella parrocchia di Santa Teresa d’Albaro, il quartiere della borghesia genovese, dove si ritrovano associazioni di ragazzi e gruppi scout. Ma quest’estate d’improvviso è scomparso. Sarebbe stato rimosso, dopo l’arrivo di altre denunce (al momento non si sa se relative a nuovi episodi o legate alle accuse passate). Uno scandalo finora taciuto, sopito. Nessuno a Genova pareva sapere, nemmeno nelle parrocchie interessate. “Non credo che un ragazzo delle mie parrocchie possa aver denunciato episodi simili. Giuro che non ho mai avuto desideri di questo tipo. Minori? Mi fa orrore il solo pensiero”, è stata la risposta di don Castagneto raggiunto al telefono da Sherlock.
Zanardi nell’esposto ripercorre tutta la vicenda. La ricerca di Don Franco parte infatti proprio dal momento in cui la Rete L’abuso, nel settembre scorso, riceve una segnalazione anonima. Il portavoce de L’Abuso chiede se eventuali reati, oltre che al sacerdote, non possano essere ascritti anche ad altri rappresentanti della Curia: “Dovrà pur valere – scrive Zanardi – la responsabilità stabilità dall’articolo 40 del Codice penale, secondo il quale ‘non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di evitare, equivale a cagionarlo’”. Zanardi cita alcune sentenze precedenti che hanno ipotizzato la responsabilità di un vescovo “che pur sapendo delle tendenze pedofile di un sacerdote, nulla fece perché questo smettesse di abusare di altri minori”. Zanardi chiede poi se, in casi come questi, si possa anche ipotizzare un favoreggiamento, se qualcuno avesse aiutato il sacerdote a nascondersi, e quindi a sottrarsi alla giustizia.
In Procura, a Genova, assicurano che il caso sarà seguito “con la massima attenzione”. E quello che già oggi si sottolinea è che, per parlare di favoreggiamento, occorre che “ad un soggetto che abbia precedentemente commesso un reato, ci sia un aiuto a eludere le investigazioni della polizia giudiziaria, o a sottrarsi alle ricerche”.
I punti chiave dell’esposto di Zanardi sono due. “Si chiede con estrema e indifferibile urgenza che sia identificato e ascoltato, in quanto persona informata dei fatti, il sacrestano della parrocchia di Albaro”. Zanardi chiede anche che siano sentite le persone che fecero parte della commissione che negli anni ’90 ascoltò le prime vittime. E cioè i vescovi Tanasini e Anselmi, nonché il cerimoniere Marini. Ma, soprattutto, quello che chiede Zanardi è che “si proceda subito al sequestro del fascicolo, attualmente aggiornato e in possesso della diocesi di Genova, contenente i nominativi delle vittime che già nel 1997 denunciarono”. Sugli episodi degli anni ’90 incombe la prescrizione.