È il 30 novembre 2011. Sono giorni tra i peggiori per il sistema bancario italiano: esplode la crisi del debito pubblico italiano, i Btp crollano aprendo voragini nei bilanci degli istituti, la liquidità del mercato interbancario evapora. Quel giorno Mariano Sommella, dal 2009 responsabile della segreteria generale di Banca Popolare di Vicenza, riceve da Giorgio Majorano una mail di presentazione del Fondo Optimum. Da lì iniziano alcuni incontri tra il dominus del Fondo, Alberto Matta, e la dirigenza di Bpvi per definire l’investimento della banca nei fondi. Poi, nella riunione del cda del 21 febbraio 2012, la Vicenza decide di investire un primo plafond di 500 milioni nei fondi lussemburghesi di Matta e di Raffaele Mincione. Il 28 febbraio 2012 vengono trasferiti i primi 100 milioni a Optimum Multistrategy 1 e 100 milioni al fondo Athena Balanced Found 1. Il 7 agosto 2013 e il 30 settembre 2013 BpVi Finance sottoscrive altri 150 milioni del Fondo Optimum Multistrategy 2.
Prende le mosse da qui una ragnatela di interconnessioni tra il collasso della Popolare di Vicenza e quello odierno della Popolare di Bari attraverso soggetti rappresentativi dei gruppi Marchini, Degennaro, Fusillo e Mincione. Le interconnessioni sono ricostruite da numerosi rapporti dell’audit interno della Vicenza datati maggio-luglio 2015. Rapporti sinora inediti che Il Fatto ha visionato. A metà 2015, nel fondo Optimum sono presenti investimenti per circa 25 milioni nelle società Fimco 2018 e Fimco 2019 e nella Maiora per 25 milioni. Tutte imprese della famiglia di costruttori pugliesi Fusillo, coinvolta nelle indagini della Guardia di Finanza del 2015 per le operazioni “baciate” della banca veneta e perquisita il 4 luglio scorso insieme alla Bari che negli anni passati avrebbe concesso prestiti alla Fimco e alla Maiora dei Fusillo per 140 milioni. Sempre nel fondo Optimum era presente un investimento nel Fondo Tiziano San Nicola di Sorgente Sgr per 22 milioni. Nel 2011 il fondo era stato sottoscritto dalla Bari per acquisire il Grande Albergo delle Nazioni di Bari venduto dalla Fimco dei Fusillo. Famiglia alla quale appartiene Nicola, ex parlamentare del centrosinistra, candidato alle Regionali nel 2015. Ma nei fondi Optimum sottoscritti dalla Vicenza c’era anche per 5 milioni Italfinance, società in precedenza della famiglia De Gennaro. Il gruppo De Gennaro appare tra i clienti “amici” che ricevevano fidi consistenti proprio dalla Tercas, finita in dissesto, che tra il 2013 e il 2014 venne rilevata dalla Bari con l’ok di Banca d’Italia.
Secondo l’audit della Vicenza nei fondi c’era anche la società Power Center sempre del gruppo Degennaro per la quale, “a fronte di una posizione di 22 milioni è stata prevista una svalutazione di 4,3 milioni, oltre a una svalutazione precedente di 3,6 milioni”. Quanto a Fimco, su una “posizione complessiva di 25 milioni” e a Maiora, su un’altra “posizione complessiva di 25 milioni a seguito della conferma della classificazione del Gruppo Fusillo tra le posizioni “sorvegliate” sono state azzerate le svalutazioni stimate inizialmente in 6,4 milioni circa”. Entrambi le posizioni apparivano nel rapporto ispettivo sulla Vicenza del 17 settembre 2015 redatto per la Bce dalla Vigilanza di Bankitalia.
Ma c’è di più. Secondo i documenti della Vicenza, “il legame tra le posizioni afferenti al gruppo Fusillo e all’“universo Marchini” è rappresentato da Girolamo Stabile, che riveste contemporaneamente il ruolo di gestore dei fondi Optimum/Futura (che hanno sottoscritto le emissioni Maiora/Fimco) e di vice presidente di Methorios Capital”. Quanto al gruppo De Gennaro, a maggio 2015 questo “starebbe valutando di cedere il Centro Commerciale Power Center (oggetto di finanziamento per il tramite dell’emissione Power Center sottoscritta dal Fondo Futura) al Fondo Kant, riconducibile al precedentemente citato ex-gestore dei fondi Optimum/Futura, Girolamo Stabile”. Ancora oggi il fondo Kant indica Stabile come “azionista fondatore”.
I rapporti dell’audit rivelano che nello stesso Fondo Optimum erano “confluiti” i minibond emessi dalla Vicenza per conto dei suoi clienti e le operazioni riconducibili ai gruppi Methorios, Marchini, Fusillo, Degennaro, come pure ad Arianna Sim.
Gli investimenti nei fondi erano sempre stati “condivisi” da Optimum con alcuni dei vertici della Vicenza: l’ex ad Sorato, l’ex chief financial officer Piazzetta e la direzione Finanza. In sostanza, la Vicenza si era apparentemente liberata dei rischi derivanti dall’esposizione diretta nei confronti delle aziende clienti grazie all’emissione di minibond, ma poi si era ricomprati questi titoli attraverso i fondi lussemburghesi che aveva rifinanziato. Così la Vicenza si riportò in casa anche i relativi rischi che causarono perdite per 230 milioni sui 350 investiti nei fondi.
Interessante la storia del minibond da 22 milioni di euro strutturato dalla Vicenza per il gruppo De Gennaro che era servito a finanziare il “Power Center”: “Stiamo per inaugurare questo nuovo centro che è il completamento del parco commerciale di Auchan”, spiegava il 25 settembre 2015 Davide De Gennaro a Repubblica. A maggio scorso proprio Raffaele Mincione e Conad hanno annunciato una maxi operazione da 1 miliardo per comprare gli iper della rete Auchan Retail Italia. Il fondo Wrm Group di Mincione ha acquisito gli immobili commerciali: il raider di Pomezia è divenuto proprietario degli immobili che affitterà a Conad. Coincidenze.
D’altronde anche la Popolare di Bari usava strumenti simili. Nelle sue ispezioni, la Vigilanza segnalò la prassi di sottoscrivere quote di fondi che investivano in immobili venduti da clienti finanziati dalla Bari stessa. Nel 2011 Pop Bari aveva sottoscritto tutte le quote del comparto San Nicola del Fondo immobiliare Tiziano di Sorgente Sgr che aveva acquistato dalla Fimco dei Fusillo il Grande Albergo delle Nazioni sul lungomare Nazario Sauro del capoluogo pugliese. Sempre la Fimco ha ceduto al Fondo Donatello di Sorgente Sgr l’Hotel Oriente di Bari. I fondi immobiliari nel bilancio 2015 della Bari valevano 122 milioni ed erano già stati svalutati per 13 milioni rispetto al 2014.
Il 4 luglio scorso la Procura di Bari ha inviato la Gdf a perquisire gli uffici della Fimco e della Maiora e la direzione generale della Popolare di Bari per presunte irregolarità commesse dopo l’ammissione delle due società al concordato preventivo. Secondo il Procuratore aggiunto Roberto Rossi e il sostituto Lanfranco Marazia, i Fusillo avrebbero distratto beni tra dicembre 2016 e luglio 2018. Una parte sarebbe stata ceduta al fondo Kant Capital Fund Strategic Business Unit PCC Ltd di Gibilterra. Lo stesso fondo Kant creato da Stabile al 30 settembre 2017 risultava detentore della Logistica Sud del gruppo Fusillo registrata tra i crediti “unlikely to pay” (incagli) di Mps per una esposizione netta di 4,76 milioni, mentre la società Area Bersaglio della famiglia De Gennaro appariva alla stessa data tra le sofferenze di Mps per un valore di 9,93 milioni.