Quando ha appreso di essere indagato per sequestro di persona (nave militare italiana Gregoretti, con più di cento profughi appena salvati, molti bambini, tenuta per 10 giorni lontana dalle coste italiane col divieto di sbarcare, per ordine del ministro dell’Interno) Salvini ha detto che “gli Italiani sono indagati e gli italiani andranno in tribunale” con lui. Anzi, ha aggiunto di sapere che si auto-denunceranno a milioni, benché nessuno di loro sia stato ministro dell’Interno e si sia impegnato a dare ordini non secondo la legge e la Costituzione, ma per ragioni personali (voti e potere) e con la complicità del ministro delle Infrastrutture (è lui che chiude i porti) e del ministro della Difesa (la nave – trasformata in prigione militare). Spetta certamente a Salvini di avere inventato gli italiani. Sono tutti quelli che stanno con lui, sono un popolo a parte, ma sono anche tutti e Salvini parla per loro, subito seguito, qualunque cosa dica, da un continuo scroscio di applausi e di selfie come sulla spiaggia del Papeete. Ma bisogna riconoscere che la trovata ha attecchito.
Accade spesso che leader di destra e di sinistra guardino in camera e dicano: “Gli italiani devono sapere”. “Questi soldi li dovete restituire agli italiani”. E anche: “Abbiamo restituito questi soldi agli italiani” che naturalmente non hanno ricevuto nulla. Se volete, anche il presidente del Consiglio è stato contagiato quando ha detto: “Sarò l’avvocato del popolo italiano”, mostrando la persuasione che c’è un governo qui e un popolo là, due cose distinte e separate, indicate spesso dalla usatissima frase “andate a spiegarlo agli Italiani”. Si tratta di una alterazione del rapporto fra qualcuno che ha il microfono aperto e la gente che lo ascolta. È un rapporto che non è traducibile in altre culture e altre lingue. Perché, nelle culture e nella vita politica degli altri che conosciamo, chi parla fa parte (o mostra di far parte) della folla che lo ascolta. E dice “noi”, usa ed esalta un plurale inclusivo che significa interesse comune per qualcosa che dobbiamo fare insieme.
Come insegna qualunque esperto di linguaggi, il modo in cui parli dice molto di te. In questo caso sembra rivelare un gioco in cui i cittadini sono le pedine sulla scacchiera di altri che poi decidono le mosse, che devono apparire scatto volontario e inarrestabile. Ogni vittoria svergognerà l’altro giocatore, che aveva tentato invano mosse diverse, salvo accusa (si dice anche “salvo intese”) di imbroglio… Gli italiani erano previsti sotto le case degli avversari, e in ogni luogo e modo in cui avrebbero potuto fare paura e recare danno, e sono stati invocati da tutte le destre. Infatti ogni disobbedienza alla destra è un gesto ostile contro gli italiani. Che sono tutti di destra. Gli altri, naturalmente, non sono italiani…
Ecco un testo di Forza Nuova dopo un Angelus di Papa Bergoglio in difesa dei migranti: “Chi, come Mimmo Lucano e Jorge Bergoglio, odia l’Italia e gli italiani, chi ci vuole silenziare, troverà la resistenza di Forza Nuova. Chiunque ripeta le litanie di Soros, ne difenda nei fatti gli interessi deve essere combattuto. Guerra al fronte immigrazionista di Papa Francesco, che, come Pietro Badoglio, è simbolo universale del tradimento più vergognoso. Il sentimento cattolico degli italiani non può essere usato come il cavallo di Troia di chi vuole che gli italiani non facciano più figli e le nostre donne abortiscano per sostituire gli italiani con gli immigrati. Il Papa dovrebbe salvaguardare il deposito della fede, promuovere dottrina e Verità, non favorire gli interessi di forze globaliste che fanno dello sfruttamento, dell’odio e del terrore le loro armi. Le posizioni politiche contrarie agli interessi nazionali, vanno combattute per costruire muri a difesa della civiltà”.
Come vedete “gli italiani” sono le comparse di un film che sarebbe del tutto inventato se i suoi registi non avessero avuto a lungo (Lega di Bossi, Lega di Maroni, Lega di Salvini) le mani nel potere, girando liberamente le loro scene di abbandono in mare non solo di navi di volontari, ma anche (Diciotti e Gregoretti) di navi militari, dunque arrampicandosi su una realtà assurda oltre che illegale. Ma, attraverso la dichiarazione fatta a nome di tutti da Forza nuova, associano gli italiani usati come “comparse” con la parola odio e l’invito a combattere. Per questo bisogna essere grati alla frase semplice e grande di Liliana Segre: “Io non odio”. Ci dice così che l’antidoto all’odio è spiazzare l’odiatore, costretto a dare un pugno nel vuoto.
Ma l’odio è stato anche improvvisamente fronteggiato dalla gentile iniziativa delle sardine, quei milioni di persone che fanno apparire piccole e inutili le piazze violente, e liberano “gli italiani” dalla condizione della loro identità succube che li fa andare, reagire, sostenere, odiare secondo istruzioni ricevute. Perché gli italiani si vedono, in tanti, non dalla parte degli odiatori, ma dalla parte della affermazione di Liliana Segre: “Io non odio”.