Le Sardine fanno il pallone è il titolo del documentario che prende spunto dalla canzone che Fabrizio De André scrisse con Ivano Fossati nel 1996 (Le acciughe fanno il pallone). E proprio da Genova parte il reportage in chiaro da domani su Loft (www.iloft.it) ideato da Cinzia Monteverdi e Marco Travaglio e scritto da Matteo Billi, Shadi Cioffi e Duccio Forzano con la regia di quest’ultimo. Trenta minuti circa per raccontare quel vortice che le “6.000 Sardine”, partendo da Bologna, hanno creato in meno di due mesi. Le testimonianze e le immagini raccolte nel capoluogo ligure, a Napoli, Milano, Torino e Roma ci restituiscono quello che fino a oggi è stato questo fenomeno spontaneo nato in Rete con scarsissimi mezzi e che ha riacceso le speranze di tanti che si sono allontanati in questi anni dalla partecipazione di piazza. Ci sono i volti e le voci di persone scese in strada per stringersi contro l’estrema destra. Senza bandiere di partito e senza insulti.
Nel documentario realizzato dal Fatto Quotidiano e Loft Produzioni lo raccontano tre persone: Edgardo, Chiara ed Ehsan. Seguiti nella loro vita quotidiana, fino alla loro partecipazione per la grande manifestazione del 14 dicembre in piazza San Giovanni a Roma. “Io ho fatto parte dei Girotondi prima, del Popolo Viola poi e ovunque c’era da manifestare per un po’ di civiltà o contro delle derive, io c’ero – racconta Edgardo, pensionato di 68 anni –. Questa cosa mi sembra molto diversa, per tantissimi motivi. Il motivo principale è che le Sardine stanno raccogliendo un popolo molto ampio, non è solo quello dei delusi della sinistra, è una massa molto più grande: donne e uomini che non ne possono più”. La sua storia si intreccia con quella di Chiara, ingegnere di 35 anni: “Riempire una piazza di persone non è una soluzione al sovranismo di destra. Può essere però un terreno fertile per far nascere qualcosa di contrastante e positivo: spero che le Sardine diventino poi un partito”. “Trovo molto ossessiva questa tendenza a evitare colori, bandiere e nomi, perché se davvero vogliamo essere liberi, allora – continua Chiara – dobbiamo essere capaci di portare il nostro contributo sempre e comunque a prescindere dalle nostre bandiere e colore”.
Infine l’obiettivo si concentra su Ehsan, un ragazzo pachistano di 24 anni che vive a Poggio Mirteto (in provincia di Rieti), in Italia dal 2000. Praticante musulmano, laureato in Scienze infermieristiche, tanti mestieri per andare avanti, dal 2018 è cittadino italiano. “Per me le 6.000 Sardine rappresentano l’unione e l’inclusione fra i diversi. Ecco, vado in strada con e per le Sardine perché credo nell’uguaglianza. Quale istanza vorrei portassero avanti e sulla quale i governi si sono incagliati? Lo Ius soli. È impensabile nascere in uno Stato e non avere i documenti di quello Stato: quella norma garantirebbe a tante persone una dignità di diritti pari a tutti i suoi coetanei. Se le Sardine formassero un partito – conclude –, darei il mio voto a loro”.