La petizione su Change.org promossa dal Fatto per chiedere al Consiglio comunale di Milano di intitolare una strada della città a Francesco Saverio Borrelli sta volando: le firme sono oltre 33 mila. A testimonianza dell’affetto che la figura di Borrelli, capo del pool di Mani Pulite, suscita tra i cittadini. La raccolta di firme ha ispirato Patrizia Bedori, consigliera del Movimento 5 Stelle a Palazzo Marino, che ha depositato una mozione per l’intitolazione di una via o una piazza al magistrato scomparso lo scorso 20 luglio, all’età di 89 anni. Alla cerimonia, fuori dalla Basilica di Santa Croce, c’era un signore con un cartello: sopra tre volte la scritta “Resistere”, per via di quell’appello all’indipendenza della magistratura che oggi non ha perso nulla della sua attualità e urgenza.
Sono tante le cose che dovremmo ricordare di lui. Nei suoi 47 anni di servizio fu un esempio, al di là della stagione di Tangentopoli. Nel 1978 mentre era presidente della VIII Sezione penale del Tribunale di Milano, la procura mandò Corrado Alunni – brigatista fondatore di Prima linea – a giudizio per direttissima. Era l’epoca in cui non si riuscivano a fare le Corti d’Assise perché i giudici popolari si davano malati. E perfino qualche magistrato lo faceva. Borrelli era il presidente della sezione davanti alla quale Alunni doveva essere giudicato, ma era a casa con una gamba ingessata. Rientrò in servizio, presiedette il processo, condannò Corrado Alunni a 12 anni. Questo episodio lo raccontò Pier Camillo Davigo in un’intervista. Concludendo così: “Se si devono correre dei rischi, li deve correre il presidente di sezione e non qualcun altro al suo posto, disse all’epoca Borrelli. Io pensai: questo è un uomo coraggioso e con il senso delle istituzioni”.
Nella mozione dei 5 Stelle si legge che Borrelli “rappresentò e rappresenta l’icona della lotta contro la corruzione, una figura di Procuratore capo garante non dei poteri ma dei diritti, che avviò una delle più decisive stagioni di inchiesta sulla corruzione e sui rapporti illeciti tra politica e affari della storia italiana”. L’idea nasce come controproposta all’intitolazione di una via a Bettino Craxi presentata dal consigliere di Milano Popolare, Matteo Forte. L’ostacolo potrebbe essere il tempo: per legge dovrebbero essere trascorsi dieci anni dalla morte della persona a cui s’intende intitolare la strada. Regola alla quale però si può derogare. Lamberto Bertolè, presidente del Consiglio comunale di Milano (Pd) spiega che il suo partito non ha ancora preso una posizione perché la mozione è appena stata depositata. “Premetto che io sono la persona che, su segnalazione di un cittadino, ha portato alla Commissione per le benemerenze civiche del Consiglio la proposta di dare l’Ambrogino d’oro post mortem al dottor Borrelli. Sono ben consapevole del debito che la città di Milano ha nei suoi confronti. Sono però favorevole a mantenere la regola dei dieci anni perché sottrae la questione della toponomastica alla cronaca e alla polemica politica”. Una deroga insomma creerebbe dei precedenti, e chissà cosa potrebbe succedere, per esempio in caso di cambio del colore della giunta.
Di diverso avviso la consigliera Bedori: “Ho chiesto che la mozione per Borrelli venga discussa insieme e quella per Craxi. Mi sembra un giusto contrappeso: da una parte un latitante, dall’altra un servitore dello Stato che ha fatto dell’integrità morale la bandiera di una vita. Per quanto riguarda il ‘fattore tempo’, è facilmente aggirabile. C’è una circolare del 1992 con cui il ministero dell’Interno fornisce direttive per superare la regola dei dieci anni. Quindi si può fare, basta volerlo”.