Invece di chiedere scusa per le tragedie di cui si sono resi responsabili (dal disastro del ponte Morandi di Genova ai crolli a ripetizione), i Benetton, i Gavio e gli altri concessionari autostradali impugnano lo spadone e vanno a testa bassa al contrattacco. Lo fanno con un ricorso presentato al Tribunale amministrativo regionale (Tar) del Lazio: un documento di 27 pagine promosso dall’Aiscat, l’Associazione che rappresenta i concessionari guidata dall’eterno Fabrizio Palenzona, secondo il Sole 24 Ore tra i papabili per la guida di Atlantia, la holding controllata dai Benetton. Il documento è una cannonata ad alzo zero nei confronti delle istituzioni democratiche nazionali equiparate tout court a quelle giovani e fragili dei Paesi post coloniali degli anni Sessanta, “i Paesi arabi e sudamericani che hanno sistematicamente messo in dubbio gli effetti delle concessioni petrolifere assentite dai governi precedenti”.
I concessionari si scagliano contro la Repubblica italiana, la Presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero delle Infrastrutture, considerati tutti quanti come una controparte e trattati alla stregua di un Soviet dedito all’esproprio proletario nei confronti degli incolpevoli gestori autostradali. L’azione legale promossa da Aiscat arriva proprio nei giorni in cui il ministro dei Trasporti Paola De Micheli (Pd) ha annunciato come prossima la decisione di un’eventuale revisione o revoca totale o parziale della concessione di Aspi (Autostrade per l’Italia) controllata dai Benetton. In forza di quella concessione stipulata 13 anni fa, benedetta dai governi di centrodestra e centrosinistra e totalmente favorevole al concessionario e sfavorevole allo Stato proprietario del bene, i Benetton pretendono anche dopo il crollo del ponte Morandi e nonostante tutte le altre clamorose inadempienze accertate, un risarcimento stellare il cui valore oscilla, da un massimo di 23 miliardi a un minimo di 7.
In attesa che qualcuno decida, i Benetton e gli altri concessionari si portano avanti con il lavoro e a prescindere da come finirà la storia della revoca, con il ricorso al Tar chiedono allo Stato altri soldi a risarcimento dei danni che ritengono di aver subito. Quanti soldi? Per ora non indicano una cifra, limitandosi a dire che “il quantum sarà quantificato in corso di causa”. Ma è evidente che non si tratta di spiccioli perché i concessionari si ritengono vittime di “gravi illeciti” e di “un danno arrecato al mercato come conseguenza di gravi violazioni”.
I concessionari se la prendono in particolare con due provvedimenti del governo, anzi, dei governi, perché gli esecutivi messi sotto tiro sono due: quello precedente 5 Stelle più Lega e quello attuale 5 Stelle più Pd. Il primo provvedimento contestato è il cosiddetto decreto Genova (numero 109 del 2018), il secondo è il recente Milleproroghe del 30 dicembre 2019, in particolare l’articolo 35 che introduce significative modifiche al regime delle concessioni, rendendo più facile la revoca per “grave inadempimento” senza dover pagare penali mostruose.
La causa promossa dai concessionari è firmata da quattro avvocati, Maurizio e Davide Maresca, Federico Tedeschini e Daniele Granata. Tra essi il più ferrato in materia è senza dubbio Maurizio Maresca, un superesperto di concessioni che nel corso della sua attività professionale ha messo la sua competenza indistintamente a servizio dell’una e dell’altra parte in causa, lo Stato e i padroni del casello. Prima di rappresentare come legale gli interessi dell’Aiscat, Maresca è stato per gli stessi argomenti consulente della Presidenza del Consiglio e più di recente consigliere del ministro dei Trasporti, Graziano Delrio (Pd). Proprio in questa veste ha trattato con l’Unione europea nuove misure ancora una volta molto favorevoli ai concessionari, l’allungamento di 4 anni delle concessioni Benetton e Gavio, più una buonuscita monstre al termine della concessione stessa: circa 6 miliardi di euro ai Benetton, quasi un miliardo ai Gavio.