“Non voteremo questo pasticcio. Se lo vogliono fare ci caccino”.
Matteo Renzi sulla prescrizione, “Corriere della Sera”
Enrico Berlinguer ebbe a definire Bettino Craxi “un giocatore di poker”. Anche Matteo Renzi ha confuso la politica con il tavolo verde quando nel 2016 con il referendum sull’abolizione del Senato decise di giocarsi l’intero piatto – Palazzo Chigi e il Pd ai massimi storici – e perse tutto. Perché, a differenza del leader socialista che con una piccola dote di voti, rilancio dopo rilancio, riuscì a scalare il governo, il pokerista di Rignano non sa neppure bluffare. Come quando minaccia di non votare a Palazzo Madama l’accordo raggiunto da Pd, M5S e LeU sulla legge Bonafede. Mentre tutti sanno che se si andasse subito a nuove elezioni Italia Viva rischierebbe di tornare in Parlamento dimezzata o quasi. Infatti, già adesso non sono pochi coloro che dal partitino virtuale nato da una manovra di palazzo (e impantanato in un malinconico 4-5%) sarebbero tentati di ritornare al Pd per afferrare un paracadute elettorale, finché sono in tempo. Una volta scoperto il bluff, l’ex tutto ha cambiato tattica cercando di passare per vittima con quel “ci caccino” che sembra tanto la disperazione dell’ultima fiche. Eppure, un secolo fa, conoscemmo un altro Renzi, quello che di fronte all’infamia Eternit – centinaia di vittime dell’amianto e i dirigenti della multinazionale che la fecero franca grazie alla prescrizione – ebbe un soprassalto d’indignazione per quella giustizia delle scappatoie fatta su misura per i carnefici. Se, come speriamo, in lui quel sentimento non è stato cancellato dal cinismo del potere, vorremmo sommessamente chiedergli di leggere l’intervista che ha rilasciato al Fatto Quotidiano Marco Piagentini, che il 29 giugno 2009 ha perso nella strage di Viareggio la moglie Stefania e i figli Lorenzo e Luca di 2 e 4 anni. Mentre Marco ha subito in questi anni oltre trenta interventi chirurgici, tutti in anestesia totale, per riabilitare un corpo ustionato sul 90 per cento della pelle. Alla tragedia sua e delle 32 vittime si aggiunge adesso la ferita più grave: dal giugno dell’anno scorso, proprio grazie a quella prescrizione che Renzi e gli altri “garantisti” alle vongole oggi difendono, non si può più procedere per i reati di incendio e lesioni colpose gravi e gravissime. In realtà, come scrive Antonio Massari, oggi risulterebbe già estinto anche l’omicidio colposo se non fosse stato agganciato all’aggravante dell’incidente sul lavoro che ha spostato i termini al 2026. Ma se non c’è più l’incendio e non ci sono più le lesioni mortali, ci dica senatore Renzi cosa è allora che ha bruciato i piccoli Lorenzo e Luca, che ha ucciso la loro mamma, che ha ridotto a un corpo straziato il loro papà? Saremmo lieti se un personaggio da cui tutto ci divide, tra un azzardo politico e l’altro, avesse la faccia e il coraggio di rispondere a Marco Piagentini che dice: “La mia vita straziata è la sola che non si prescriverà mai”.