Quando si parla di “responsabili” uno è portato a pensare male. Per esempio, al faccione di Sergio De Gregorio, eletto senatore nel 2006 con Antonio Di Pietro poi passato al Popolo della Libertà, accusato di essere stato corrotto da Silvio Berlusconi per votare contro il governo Prodi.
Per esempio, alla celebre coppia Antonio Razzi e Domenico Scilipoti, trasmigrati cinque anni più tardi sempre da Idv nell’apposito gruppo parlamentare di “Iniziativa Responsabile”: in totale furono 21 a essere folgorati sulla via di Arcore.
Insomma, è uno di quei casi in cui il nome della cosa, da positivo (chi si assume una responsabilità mettiamo per il bene del Paese) tende piuttosto a virare verso il fortemente negativo (chi è ritenuto responsabile di un reato, mettiamo quello di essersi venduto). Così, quando leggiamo che “in queste ore una pattuglia composta da tre, quattro, forse addirittura cinque senatori di Forza Italia, sarebbe pronta ad astenersi, un primo passo verso l’ingresso in maggioranza” (Repubblica) abbiamo come dei brutti presentimenti.
Innanzitutto, tenderemmo a non fidarci. Secondo poi non siamo sicurissimi che l’immagine del governo e del suo premier da questi apporti ne uscirebbe irrobustita. Anche perché ci interroghiamo sul come. Se per diventare “responsabile” siano banditi concorsi per titoli ed esami? O basta fare domanda? Ai tempi del presidente-padrone, si sa, tutto era demandato alle regole del cosiddetto mercato, basate sulla legge della domanda e dell’offerta. Un accordo si trovava sempre.
Dubitiamo che oggi si possa ricorrere a pratiche di quel genere, tanto più da parte di una coalizione guidata da un serio avvocato e con il ruolo preminente dei 5Stelle, partito dell’onestà per definizione.
Forse però, nel nostro caso, l’offerta di cui sopra potrebbe superare di gran lunga la domanda e alludiamo ai non pochi (soprattutto forzisti ed ex grillini approdati nel Gruppo Misto) interessati a restare in questo Parlamento visto che il prossimo (dopo il cospicuo taglio di deputati e senatori) rischiano di vederlo solo in tv.
Elencati i motivi di buon gusto che ci fanno diffidare della categoria dei “responsabili” (intesi come disponibili, accessibili, utilizzabili, eccetera) dobbiamo ammettere che sull’altro piatto della bilancia c’è qualcosa che ci disturba ancora di più: Matteo Renzi. Nulla di lui può sorprenderci, ma quando lo abbiamo visto su Instagram pavoneggiarsi tra principesse e ricchi finanzieri per mancanza di prove abbiamo sentito, confessiamolo, una certa qual nostalgia canaglia per Razzi e Scilipoti. Prontamente repressa finché non si è appreso delle reiterate minacce contro il governo Conte lanciate mentre con il suo stile inconfondibile opprimeva le nevi pachistane. In quel momento non diciamo di aver rimpianto le gesta di De Gregorio, ma qualcosa di decisivo è scattato in noi. “Se devo scegliere tra due mali preferisco sempre prendere quello che non ho mai provato” (Mae West).