Quando i talk show abbandonano la fantapolitica per la vita e nient’altro, riescono a far fare alla tv il suo mestiere di mediatore sociale. Giovedì a Piazza Pulita è andata in onda un’intervista da pelle d’oca di Nello Trocchia ai genitori di Lorenzo, morto a vent’anni di anoressia. Anni di cure, l’illusione della rinascita in una struttura privata, la ricaduta e la vana ricerca di un approdo nel sistema sanitario; “ma questa parte di Sanità non c’è”, dice il papà di Lorenzo. Parte il dibattito e si torna sulla terra.
Gli ospiti di Corrado Formigli, concordi sulla necessità di potenziare il sistema nazionale nella lotta ai disturbi alimentari e alle sindromi psichiatriche, azzardano qualche proposta: la schiscetta preparata dalle mani della mamma invece della merendina confezionata, dice la conduttrice; non è mai troppo presto per prevenire, allarma la nutrizionista; credere nella guarigione fino in fondo, ammonisce la filosofa. Ma il papà di Lorenzo aveva detto che in Italia a mancare non è solo la Sanità; manca una legge che imponga al malato di curarsi, “altrimenti la malattia sceglie per te”. Questa è la battaglia che tutti i survivors si trovano a combattere in questo Paese contro le derive della legge 180 e del basaglismo di complemento. Non si può costringere una persona a curarsi contro la sua volontà, dice Michela Marzano. Ma che cos’è la volontà? Che cos’è la volontà in chi è affetto da un grave disturbo della mente, se non la prima facoltà a essere azzerata?