Scrive Dagospia, commentando i dati che indicano l’Italia come il Paese europeo con il maggior numero di casi del nuovo coronavirus, il primo dopo Cina e Corea del Sud: “Qual è il problema? Sembra sia stato il blocco dei voli deciso dal ConteCasalino e da Speranza per prendersi le prima pagine dei giornali. È sorprendente che il Paese che ha vantato di aver adottato le misure più stringenti, oggi risulta essere il più colpito. In sostanza: bloccando i voli dalla Cina si è instaurato un meccanismo degli arrivi attraverso voli indiretti, arrivi dunque innumerevoli (da ogni parte del mondo) e incontrollabili in modo approfondito”. Secondo Dagospia “nessuno è rientrato in Spagna o in Germania da voli indiretti. E tutti quelli che rientrati dalla Cina sono stati messi direttamente in quarantena. Altro che termoscanner”. In realtà, non c’è isolamento obbligatorio per chi arriva dalla Cina in Francia, Germania o Spagna. Gli Usa non fanno entrare chi è stato nella Cina continentale negli ultimi 14 giorni, per i cittadini statunitensi c’è l’isolamento ma il sistema è ritenuto non infallibile.
Il blocco italiano dei voli, che ha creato anche qualche problema politico interno e nei rapporti con Pechino, è stato ordinato dal governo il 31 gennaio. E il cosiddetto “paziente zero” che ha innescato inconsapevolmente e incolpevolmente il contagio, ammesso che sia davvero solo uno, non è stato ancora individuato, né in Lombardia, né in Veneto, né altrove dove sono state contagiate persone che non sembrano aver avuto rapporti con il ceppo lombardo. Se fosse stato il manager che aveva cenato con il 38enne di Codogno ricoverato in gravi condizioni a Milano – e che, invece, non risulta avere gli anticorpi e quindi certamente non ha mai avuto il Covid19, neppure senza sintomi – sarebbe comunque rientrato prima del 31 gennaio, con il volo diretto perché il blocco non c’era.
“Da noi si stanno registrando casi secondari, cioè di persone che sono state contagiate in Italia, senza essere state in Cina, da individui provenienti da lì prima del blocco dei voli diretti con la Cina”, diceva ieri il professore Massimo Galli, il professor Massimo Galli, ordinario di Malattie infettive a Milano, al Corriere della Sera. E ancora Walter Ricciardi, docente di Igiene alla Cattolica e consigliere dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: “Quello che è successo in Italia è un caso da manuale in cui una o più persone vengono contagiate da chi arriva da un luogo di epidemia, e poi ci sono dei contagiati secondari con lo stesso tempo di incubazione”. Insomma, il virus potrebbe essere arrivato in Italia a gennaio ma, a parte i due turisti cinesi ricoverati allo Spallanzani di Roma, potrebbe essere stato scoperto solo negli ultimi giorni perché i controlli sono diventati più frequenti. Ne hanno fatti 4000 da giovedì. Prima, come sappiamo, non era stato controllato neppure Alberto Trevisan di Vo’ Euganeo (Padova), 78 anni, la prima vittima del Coronavirus in Italia, che pure era ricoverato da giorni all’ospedale di Schiavonia a Monselice. E in altri Paesi europei, come la Francia, dove i casi sono stati fin qui molto meno numerosi che in Italia, le autorità si attendono un aumento. Ad ogni modo a questo punto è improbabile, secondo gli esperti, che si riesca a ricostruire la catena fino all’ipotetico “paziente zero”, quindi nessuno saprà mai se il virus è arrivato in Italia prima o dopo il 31 gennaio e con quale aereo. Infatti anche Dagospia, nell’attribuire la responsabilità al governo, scrive: “Sembra”.
Quanto invece ai controlli più rigidi, cioè all’isolamento, per chi comunque è arrivato dalla Cina, il discorso può essere diverso. I tamponi non bastano. In Italia e non solo.