Molti si stupiscono del fatto che siamo il terzo Paese al mondo per numero di contagi. È strano, ma forse meno di quel che sembra. Metti che qualcuno abbia preso da parte il Coronavirus e gli abbia detto “In Cina vai forte, ma non ti valorizzano. Vuoi diventare una vera star dei media? Vuoi essere il cavallo di battaglia di Sgarbi, della Maglie e di Meluzzi? Vai in Italia”. Lui è arrivato a razzo e non deve essersi pentito. Il Covid-19 è il nuovo re dei vecchi salotti, tirato per la corona in tutte le direzioni, terreno di strumentalizzazione politica e di cinismo mediatico. A questo biscardismo di ritorno con il tampone al posto del supermoviolone fa eccezione Frontiere di Franco Di Mare (terza serata del lunedì, Rai1). Impostazione minimalista: in studio due soli ospiti ma mirati, sperimentali come certi farmaci (il professor Walter Ricciardi dell’Oms e il professor Nino Cartabellotta della Fondazione Gimbe), servizi con altri pareri autorevoli e qualche inserto divulgativo sulle epidemie del passato, stile Alberto Angela. Le (poche) certezze separate dallo tsunami delle fanfaluche. Di Mare conduce con sicurezza e tranquillità, senza metaforica mascherina né rulli di tamburo. Davvero ci vuole così poco per ottenere l’immunità alle risse, alle predizioni dell’apocalisse, alle maledizioni contro chi non sa che il Coronavirus è giusto un’influenzetta? Ma perché, tra tutte le misure di contenimento più o meno discutibili, non si sono messi in quarantena gli opinionisti?
Mettiamo in quarantena gli opinionisti da Covid-19
Di Nanni Delbecchi27 Febbraio 2020