Inizialmente doveva chiamarsi soltanto ‘Gente comune’, poi il nome si è articolato di più: ‘Gente comune e personalità indipendenti’ (Ol’ano). È il partito dalle mille anime – populista, liberale, conservatore, fautore della democrazia diretta – che potrebbe rappresentare la sorpresa delle elezioni slovacche. Si va alle urne domani.
I sondaggi indicano che Ol’ano, fondato nel 2011 dal magnate della stampa Igor Matovic (possiede una catena di testate locali), dovrebbe orbitare tra il 15 e il 20%, superando la dote raccolta nel 2012 (8,55%) e nel 2016 (11,03%). Un bottino che gli permetterebbe di contendere la maggioranza relativa a Smer-Sd, la formazione di matrice socialista-populista, guidata dal primo ministro Peter Pellegrini, che domina da 15 anni la politica di Bratislava.
Il processo per l’omicidio del giornalista investigativo Ján Kuciak, avvenuto il 21 febbraio di due anni fa, ha eroso il consenso di Smer-Sd: può perdere fino a dieci punti. In aula stanno emergendo le trame opache tra élite politica e oligarchie. Il presunto mandante dell’omicidio, Marian Kocner, più volte tirato in ballo nelle inchieste di Kuciak, è un affarista ben introdotto negli ambienti governativi. Smer-Sd è percepito sempre di più come il partito della corruzione. Di contro, Ol’ano è la formazione che più convince i tanti elettori che vorrebbero pulizia nel sistema. Matovic ha metodi irrituali, se non aggressivi, ma efficaci. Alcuni giorni fa i suoi militanti hanno acceso centinaia di candele sotto il palazzo del primo ministro. Rappresentavano le persone che a causa dei fondi depredati dall’esecutivo non hanno potuto ricevere cure mediche, e per questo sono morte.
Tra le altre iniziative forti prese in campagna c’è un sondaggio online – un esempio di democrazia diretta per Matovic – con cui si è chiesto ai cittadini di esprimersi su undici punti del programma. Tra questi, l’istituzione di una ricompensa in denaro per chi denuncia casi di corruzione, il taglio delle tasse per chi si reca alle urne e l’introduzione del voto elettronico. Matovic trae vantaggio dallo sgretolamento del consenso di Smed-Sd, come dallo scarso collante tra le forze liberali, i cui numi tutelari sono l’attuale presidente della repubblica Zuzana Caputová e il suo predecessore Andrej Kiska. Le differenze non sottili tra i partiti di questo campo – liberali classici, liberali conservatori, liberali verdi – non hanno permesso la nascita di un lista unica, e questo ha frustrato l’elettorato, disperdendo il capitale politico accumulato dai liberali nel periodo di massima mobilitazione di ‘Per una Slovacchia decente’. È il movimento civile di piazza nato spontaneamente per chiedere giustizia per Kuciak, lotta ai corrotti, stato di diritto e più europeismo.
Nel prossimo Consiglio nazionale, così si chiama il Parlamento slovacco, ci saranno molti partiti, forse una decina. Scenario molto frammentato. Servirà una coalizione ampia per governare. Ci si domanda cosa farà Matovic nel caso in cui gli spetterà il pallino dei negoziati: se sarà lui a pretendere il premierato (sembrerebbe di sì), e con quali soci. Di recente, Ol’ano ha rivisto la sua collocazione politica sganciandosi dal gruppo degli euroscettici di destra al parlamento europeo (quello di Fratelli d’Italia e dei polacchi di Diritto e Giustizia) e confluendo nel Partito popolare. Mossa che lascerebbe intendere la volontà di arrivare a un’intesa con i liberali, i quali però nutrono dubbi verso Matovic, la sua conversione centrista e la sua esuberanza populista.
Un’altra opzione, per Matovic, potrebbe essere corteggiare i partiti della destra radicale, anch’essi in ascesa. Il Partito popolare-Nostra Slovacchia (L’sns) di Marian Kotleba, noto per certe simpatie neonaziste, e ‘Siamo una famiglia’ (Sme Rodina) di Boris Kollár, estimatore di Matteo Salvini, dovrebbero ottenere un buon risultato elettorale, gravitando intorno alla doppia cifra o persino spingendosi oltre. Pure il Partito nazionale slovacco (Sns), molto empatico con la Russia di Putin, dovrebbe superare lo sbarramento del 5% stabilito per entrare in parlamento. Anche Peter Pellegrini, se sarà lui a gestire i negoziati per il governo, potrebbe giocare la carta dell’alleanza con una di queste forze, già praticata in varie legislature da Smer-Sd, compresa l’ultima: l’Sns è membro della coalizione. Un eventuale sbilanciamento a destra dell’assetto politico pone però interrogativi sulla collocazione geopolitica della Slovacchia, membro Nato e Ue. Tutte le destre sono infatti estremamente critiche verso la globalizzazione e i paradigmi euro-atlantici.