Siamo a inquietarci sul nostro destino mentre lui, nel castello di Solomeo, pensa al cachemire da piazzare agli esseri umani in buona salute e soprattutto con ottimo portafoglio. “Le rispondo con la preghiera di Tommaso Moro: o mio Signore, aiutami ad accettare ciò che io non posso cambiare”.
Ammetterà che nel tempo della simil peste, che conduce continuamente il pensiero allo sconforto, i ricami di Brunello Cucinelli sembrano un fuor d’opera.
Sa che ho fatto? Ho riunito tutti i dipendenti, ci siamo messi seduti e ho detto loro: tentiamo di pensare al coronavirus il meno possibile, restiamo concentrati su quel che dobbiamo fare e sappiamo fare. Non abbiamo altra scelta, e non c’è altra salvezza che questa.
I suoi sarti non devono aver paura? Devono cucire pensando alla fashion week mentre tutt’intorno la società si rinserra e sbanda?
Io ebbi paura nel 2009, quando una crisi finanziaria dal vento apocalittico fece saltare il banco dell’economia mondiale. Allora veramente non si sapeva dove quel gorgo furioso ci avrebbe trascinati. E lì convocai una riunione straordinaria. Dissi: abbiamo soldi in cassa per un anno e mezzo. Quindi prima cosa: calma e tranquillità. Abbiamo un po’ di tempo per capire cosa succede. Non ero ottimista e avevo un decimo del fatturato di oggi.
Oggi il cachemire di Cucinelli fattura 603 milioni di euro. Forbes lo ha iscritto tra i 50 Paperoni d’Italia.
Oggi siamo più forti. E io sono più ottimista. Perché dalla Cina già chiedono di ripartire, da Shanghai già mi dicono: allora che facciamo?
È un virus misterioso e bugiardo. Un giorno blando, un giorno letale. Innocuo per alcuni, mortale per altri. Porta angoscia, lei non ne ha?
Io ho fiducia nei medici.
Tiene a mente le prescrizioni?
Non mi muovo dal mio covo, dalla mia casa. Abbiamo preso le misure utili e quelle necessarie. In mensa non ci andiamo più tutti insieme, ma divisi in tre turni e teniamo le distanze.
Le vendite proseguono. I ricchi hanno meno paura?
Sa che nell’azienda il reparto che si occupa delle riparazioni si sta ingrandendo? Vendere è importante. Ma anche conservare lo è. Rilucidiamo le scarpe, rimettiamo a posto i maglioni. Dobbiamo consumare con più intelligenza.
Lei però ha l’obiettivo di vendere sempre più.
Non è vero. Io ci tengo che un mio capo viva anni e anni, anzi decenni. Questa crisi ci trova nel periodo meno produttivo, e per noi un po’ più gestibile. Ci sono le ferie da fare, si può allentare un pochino la corsa.
Le cifre cosa le dicono?
Non ho ancora fatto i conti. Non sarà splendido quest’anno, però credo che non sia comparabile con la disgrazia del 2009. Il virus è corso verso di noi in un baleno. La globalizzazione produce questi effetti collaterali. Ma come è corso, così andrà via. Stiamo subendo il peggio, ma verrà il tempo del meglio.
È un virus democratico. Fa venire la febbre a ricchi e poveri.
È così.
La sanità è povera, lei è ricco.
Ero all’ospedale di Perugia quando si pianificò la giornata di preparazione al rischio coronavirus. Mi conoscono bene, ma posso dirle? Mi conosce bene l’Italia. Un tizio, poco tempo fa, è venuto a propormi di spostare la sede in Lussemburgo. Gli ho risposto: queste cascine non hanno le ruote. Vivo qui, lavoro qui, produco ricchezza qui, pago le tasse qui.
Be’, di questi tempi già è una notizia.
E a Natale, ogni Natale, si fa il conto di ciò che si può destinare alla solidarietà.
È ammirevole, ma lei sa che per un ricco essere generosi è assai più facile.
Lei mi ha chiesto e io ho risposto. Se avessi taciuto come mi avrebbe giudicato?
Brunello Cucinelli è l’imprenditore filogovernativo per antonomasia.
Per principio sto col governo.
Qualunque governo?
Qualunque. A parte gli sbruffoni.
Lei è di quelli che oggi chiedono a Conte di non dire bugie sulla malattia? Come se la verità fosse una necessità soltanto quando la nostra vita è in pericolo. Una cosa speciale per un bisogno particolare. Passata la buriana si potrà riprendere a contare frottole.
Mi sono venuti a trovare dei monaci buddisti e mi hanno ricordato che ci sono tre cose al mondo che non si possono nascondere: il sole, la luna e la verità.