Quarantuno morti in un giorno, anzi almeno 42 perché la signora di 87 anni deceduta al San Giovanni di Roma, la prima nella Capitale, non era conteggiata nel bollettino quotidiano diffuso ieri alle 18 dal direttore della Protezione civile Angelo Borrelli, commissario governativo per l’emergenza, insieme al professor Sergio Brusaferro che guida l’Istituto superiore di sanità (Iss). Il totale dei decessi sale così a 149 con un aumento del 28 per cento in appena 24 ore.
Alla data di ieri il tasso di letalità del nuovo coronavirus nel nostro Paese è salito al 3,8 per cento dei contagiati, la stessa percentuale indicata a livello internazionale nel rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità datato 28 aprile e bastato sull’analisi di 55 mila casi (la stessa Oms però in altre pubblicazioni più recenti si è fermata al 3, 4 per cento: ieri si contavano 3.347 morti su 97.870 casi).
Età, sesso e malattie di chi non ce l’ha fatta
Come è noto non si può ancora dire quale peso abbia avuto il virus nei decessi in Italia. Secondo dati diffusi ieri dall’Iss, l’età media dei primi 105 pazienti positivi al Covid 19 e deceduti al 4 marzo è molto elevata, 81 anni. Più alta per le donne (83,4 anni) che per gli uomini (79,9). Supera di poco meno di vent’anni l’età media dei contagiati. In oltre due terzi dei casi esaminati, fa sapere ancora l’Iss, i pazienti deceduti avevano tre o più patologie pregresse. La più frequente è l’ipertensione (74,6 per cento del campione), seguono le cardiopatie ischemiche (70,4 per cento) e il diabete mellito (33,8 per cento).
La maggior parte dei decessi (42,2 per cento) ha riguardato la fascia di età tra 80 e 89 anni, il 32.4% erano tra 70 e 79, l’8.4% tra 60 e 69, 2.8% tra 50 e 59 e 14,1% sopra i 90 anni. Sui 105 deceduti del campione, il 15,5 per cento presentava nessuna o una sola patologia preesistente, il 18,3 per cento ne presentava due e il 67,3 per cento soffriva di tre o più comorbidità. L’Oms, nel report del 28 febbraio, stima al 13,2 il tasso di letalità tra chi ha malattie cartdiovascolari, il 9,2 per cento tra i diabetici, l’8,4 per cento tra chi soffre di ipertensione, l’8 per cento per chi ha malattie respiratorie croniche e il 7,6 per cento tra i malati di cancro.
Naturalmente i dati cambiano se si guarda all’età media dei contagiati: con riferimento ai primi 1.962 casi in Italia, la fascia d’età più colpita è quella tra i 70 e i 79 anni (21,9 per cento), seguita dagli over 80 (19,1 per cento), dai 60/69enni (17,7 ), dai 50/59enni (17,5 per cento), dai 40/49enni (10,7), dai 30/39enni (6,5), dai 20/29enni (4,9), dai 10/19enne (1,2). Nove contagi (0,5 per cento del campione) da 0 a 9 anni.
Un malato su dieci ha superato l’infezione
L’epidemia, nel nostro Paese, sembra ancora in fase ascendente. Stando ai numeri di ieri sera i contagi da nuovo coronavirus sono in tutto 3.858, ovvero 769 in più (il 24 per cento) rispetto a mercoledì sera, con una progressione simile a quella che si registra negli ultimi giorni e inferiore a quella dei primi. Sono nel complesso 3.296 i pazienti attualmente positivi (più 590, 17 per cento, rispetto a mercoledì) e quindi in carico al servizio sanitario nazionale, cioè senza contare i deceduti e i guariti. Questi ultimi sono 376 (più 33 per cento in un giorno), ovvero il 9,7 per cento dei contagiati. Al momento però aumentano soprattutto i pazienti più gravi, cioè i ricoverati in ospedale che sono 1.790 (in un giorno 444 in più, 17 per cento) e quelli in terapia intensiva, circa il 10 per cento del totale: sono al momento 351 con un aumento di 56 (18 per cento) da mercoledì a giovedì.
I numeri più preoccupanti sono sempre quelli della Lombardia con 2.251 contagi totali – principalmente nelle province di Lodi (659), Bergamo (537) e Cremona (406) – e 1777 attualmente e dunque in cura, con un “incremento – osserva Borrelli – di 280 unità” in 24 ore. I ricoverati sono 1.169 (33 per cento in più in un giorno) e 244 in terapia intensiva (più 16 per cento), ma aumentano anche in Emilia-Romagna (698 contro i 544 di mercoledì, 516 in trattamento, 256 ricoverati e 26 in terapia intensiva), in Veneto (360 contro i 407 dell’altroieri, 380 in trattamento, 92 ricoverati e 24 in terapia intensiva). Seguono le Marche con 124 contagi, 40 in più rispetto a due giorni fa. Ma nel Lazio i contagi continuano a crescere: ieri sera se ne contavano 44 contro i 30 di mercoledì.
La centrale Consip in campo per acquistare i macchinari
Angelo Borrelli fa il suo mestiere quando dice che “non si sono registrate criticità negli ospedali” ma sa meglio di chiunque altro che la situazione, specie in Lombardia, è estremamente critica. In particolare nelle terapie intensive. Mancano infatti medici, infermieri, posti letto e soprattutto macchinari per la rianimazione. Il problema sono i respiratori. “Li stiamo acquisendo”, ha detto ieri Borrelli. “In queste ore abbiamo chiesto supporto a Consip – ha spiegato il commissario per l’emergenza –. Domani (oggi, ndr) avremo indicazioni di quello che riusciremo a reperire sul mercato”. Anche se, ha chiarito ancora Borrelli, per il momento non è stato attivato il sistema che consente di reperire posti in terapia intensiva in altre regioni.