C’è una “regia” comune dietro le proteste dei giorni scorsi negli istituti penitenziari italiani? C’è la mano di qualche organizzazione criminale? Sarà la magistratura a dare una risposta a queste domande. Sui disordini che si sono susseguiti per tre giorni, infatti, sono state aperte indagini in diverse Procure: Milano, Trani e Bologna, dove è stato individuato un gruppetto leader di 15 detenuti. E oggi a fornire chiarimenti su quanto avvenuto sarà il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede con un’informativa urgente alla Camera.
Tutto è cominciato l’8 marzo quando i detenuti, con la scusa della sospensione dei colloqui per evitare il contagio del virus Covid-19, hanno dato il via a una rivolta, per poi avanzare richieste più pesanti, come l’indulto o l’amnistia, e infine porre l’attenzione sul problema del sovraffollamento. Nella serata di ieri i disordini sembravano rientrati, dopo che le proteste si sono protratte per tutto il giorno. A Bologna, nel carcere di Dozza, a fine giornata si contavano 22 persone medicate – 20 detenuti e due agenti di polizia penitenziaria – tutte per ferite non gravi. E proteste ieri ci sono state anche al Pagliarelli di Palermo, come al Cavadonna di Siracusa o anche a Trapani dove un gruppo di detenuti ha chiesto i test per il controllo del Coronavirus.
La protesta è rientrata infine anche a Melfi, dove sono stati liberati i quattro agenti e le cinque unità di personale sanitario trattenuti dai detenuti, mentre si cercano ancora 19 evasi dal carcere di Foggia.
Il bilancio più drammatico viene dai disordini di due giorni fa nel carcere di Sant’Anna a Modena dove sono state prese d’assalto le infermerie: nove detenuti sono deceduti probabilmente per un mix di psicofarmaci. E a questi si aggiungono anche tre detenuti di Rieti che pure hanno perso la vita, stando ai primi prelievi, per un’assunzione eccessiva di farmaci.
Sono parecchi anche i danni economici: stando a un primo bilancio, 600 posti letto sono andati distrutti, ci sono stati danni alle strutture per almeno 35 milioni di euro, sono stati sottratti psicofarmaci per 150 mila euro, mentre 41 sono i poliziotti feriti.
Intanto sono partite le indagini dei pm. A Trani il procuratore Antonino Di Maio ha aperto un fascicolo per ora senza reati né indagati. Si cercherà anche di capire se vi sia stata una “regia occulta” e da chi sia arrivato “l’ordine” di far scattare le rivolte, come pure se vi siano legami con organizzazioni esterne al carcere.
A Milano, invece, si indaga per devastazione, saccheggio e resistenza. Il fascicolo è coordinato da Alberto Nobili, responsabile dell’Antiterrorismo milanese, e dal pm Gaetano Ruta, che due giorni fa sono saliti sul tetto per trattare con i carcerati.