Visto che dobbiamo “stare a casa” e viviamo un’esperienza mai successa prima, chi ha tempo libero e vuole spenderlo per raccontare la sua vita quotidiana in quarantena e condividerla con gli altri ha a disposizione le pagine de il Fatto.
Siamo una comunità e mai come oggi sentiamo l’esigenza di “stare insieme” e di “farci compagnia” sia pur a distanza. Come i giovani che, nel Decameron di Giovanni Boccaccio, si riunirono per raccontarsi novelle durante la peste di Firenze.
Inviateci foto, raccontateci brevemente cosa fate (anche con il telelavoro), quali pensieri e sentimenti vi attraversano, cosa inventate per non annoiare i figli e non allarmare i nonni, quali libri, film e serie tv consigliate all’indirizzo email lettere@ilfattoquotidiano.it. Ci sentiremo tutti meno soli.
Storia di una soldatessa in un ospedale del Sud
Sono una infermiera di 29 anni e lavoro in un reparto di malattie infettive di un ospedale del sud. Da me la sanità è stata depredata dalla criminalità organizzata. I vertici nominati dalla politica. Il diritto alla salute dei cittadini messo in secondo piano rispetto alle logiche degli interessi economici. Disorganizzazione e sciatteria era quella che vedevo prima senza emergenza e disorganizzazione e sciatteria vedo ancora oggi. Non siamo preparati a quello che sta per arrivare. Lavoriamo sotto di personale da tempo. Non riesco a fornire un’assistenza adeguata a tutti i pazienti. I presidi sono scarsi. Molti colleghi di altri reparti sono privi di mascherine idonee. Cerco di resistere il più possibile durante il mio turno con la tuta integrale e la mascherina senza poter usare il bagno, sudando tantissimo e senza poter togliere la mascherina per bere un goccio d’acqua. Sto vivendo in auto-isolamento in camera mia. Mia madre ha avuto un carcinoma l’anno scorso ed entrambi i miei genitori hanno più di 65 anni e diverse patologie. Io e il mio compagno non ci vediamo di comune accordo, e mi manca da morire il calore umano di un abbraccio o un bacio per alleviare lo stress a fine turno. Ho un turbine di emozioni dentro e mi sento come un soldato. Non ho però una preparazione militare. Farò il possibile. Sono però un essere umano, fallibile e non invincibile. Spero di non crollare.
State a casa.
Lettera Firmata
I miei consigli di lettura tra le pareti di casa
Sono un ragazzo di 22 anni e dopo le misure adottate dal governo, siamo costretti a rimanere a casa. Per passare il tempo, oltre a leggere il vostro quotidiano per informarmi sull’evoluzione del Covid-19, mi sto dilettando nella lettura di alcuni libri molto interessanti, i quali consiglio ai lettori, ad esempio: La notte della sinistra dell’autore Federico Rampini; Il cazzaro verde di Andrea Scanzi; Il mondo che vogliamo di Carola Rackete. Vi ringrazio per la possibilità che ci date
Francesco Fortunato
Bene lo smart working, ma restiamo umani
Il lavoro a distanza è utile. Chi conosce l’inglese o l’antipatico gergo aziendale lo chiama smart working; i francesi, che hanno sempre la puzza sotto il naso, télétravail. Noi italiani, che abbiamo la puzza sopra il naso, tele-lavoro. Non si fa che elogiare questo metodo dal retrogusto statunitense, sottolineando come sia pensato per agevolare la vita del lavoratore. Tutti questi termini sanno di freddo secco e temperature glaciali, più congeniali alle macchine. Poi, però, occorre far digerire tutto questo agli umani. Parlarsi al telefono o su Skype non sarà mai come stare a distanza di coronavirus. Confondere l’olezzo del toner con il soffritto alla cipolla non è mai una buona idea. Quindi, capisco l’utilità ma siamo essere umani semplici: ogni cosa ha i suoi spazi, i suoi tempi e i suoi significati.
Silvio da Monza
Aspetto che la natura compia un miracolo…
Scrivo per il Secolo d’Italia.
E chissà se in 15 giorni di chiusura dei barbieri mi ricresceranno i capelli…
Francesco Storace
Preparo lezioni per gli alunni
Preparo lezioni, mando messaggi e compiti ai miei bimbi della primaria. Passo la giornata al computer per non farli sentire abbandonati dalla scuola. Sono in quinta, quindi bravi a usare la tecnologia, fanno tutto quello che gli viene assegnati e poi me lo mandano con cuoricini e “ti voglio bene” e “mi manca la scuola”. Per loro dobbiamo avere la forza di seguire le indicazioni , non uscire e abbattere questo virus.
Tiziana
Al telefono con i nipotini
Siamo nonni di due nipotini di 7 anni e di 3 mesi. Le restrizioni sono il male minore, quello che ci manca è di non poterli vedere. Tuttavia ci siamo organizzati e ci facciamo almeno una videochiamata al giorno, a volte guardando insieme Avanti un altro e facendo a gara a chi risponde a più domande. Riempiamo così la nostra giornata. Ma passerà.
Ciro Chichierchia
L’amore svanito per l’epidemia
L’amore ai tempi del Corona. Lascio che sia la penna di qualche scrittore a trarre spunto da questo momento storico per narrare vicende sentimentali incise dall’irruzione violenta di una forza distruttrice, che rimane invisibile. Per quanto mi riguarda, posso solo riportare la mia inutile esperienza: una ragazza bellissima conosciuta su Tinder; ci saremmo dovuti incontrare sabato a Milano; già mi ero innamorato del suo bellissimo viso, della sua voce al telefono. Ma ovviamente è saltato tutto. Nel frattempo lei ha smesso di considerarmi con lo stesso apparente interesse mostrato agli inizi ed è svanita la mia illusione. Si vede che questo non era un vero Amore ai tempi del Corona.
Roberto