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Esodo: altri 15mila in due giorni. La Sardegna chiude gli ingressi

A Milano ancora convogli presi d’assalto: dal 4 marzo 56mila le persone tornate nel Mezzogiorno. Stop ai treni notturni verso sud. Il governo: “Fermatevi subito”

Di Natascia Ronchetti
15 Marzo 2020

Nessun esodo, dice Paola De Micheli, ministra dei Trasporti e delle infrastrutture. Che assicura: “Dalle società di trasporto ferroviario nazionale riceviamo le rilevazioni di coloro che si sono spostati da tutto il Nord a tutto il Sud negli ultimi due venerdì.

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Ma i numeri che arrivano dalle regioni del meridione sulle auto-segnalazioni di chi ha abbandonato il Settentrione (soprattutto la Lombardia) per tornare in Puglia, Sicilia, Calabria o Campania raccontano un’altra storia. Dicono che più di 15mila persone, negli ultimi due giorni, si sono messe in viaggio. In treno, come è accaduto venerdì scorso, quando a Milano Centrale sono stati presi d’assalto i convogli diretti al Sud. Ma anche in pullman, in auto. Una fuga. Tanto che ieri pomeriggio il governatore della Sardegna blocca tutti gli arrivi sull’isola, completamente chiusa a navi ed aerei.

E parliamo solo di quelli che si sono auto-denunciati, vale a dire di ciò che affiora. Tanto da indurre poi la stessa De Micheli a dare lo stop ai treni notturni a lunga percorrenza: da ieri sera sono stati sospesi. Tanto da gettare nello sconforto il governatore della Puglia, Michele Emiliano. “Tremila persone in più dal 12 marzo – dice Emiliano –. Stiamo valutando se chiedere anche ai loro familiari di mettersi in quarantena. Anzi: è opportuno che lo facciano. Un sovraccarico come questo per il sistema pugliese sarà difficilissimo da gestire”. La questione ha messo in allerta anche il premier Conte. Da Palazzo Chigi fanno sapere che “è il momento della responsabilità di tutti. Non si possono bloccare tutti i trasporti”. Ergo: “Va fatto uno sforzo in più da parte di tutti. Anche da parte di chi lavora o studia in un’altra regione diversa dal luogo dove ha la propria famiglia o la residenza: non si sposti. Se si vuole davvero bene ai propri cari, e per il bene di tutti, vanno evitati questi viaggi”.

Salgono così a più di 56mila le persone rientrate nel meridione da quando nelle regioni settentrionali maggiormente colpite dal contagio sono scattate le prime misure restrittive, come la chiusura delle scuole e delle università. Nella sola Puglia ne sono tornate a casa, dal 29 febbraio a oggi, più di 16.500. Numeri che, paradossalmente, appaiono quasi modesti se confrontati con quelli della Sicilia, che già conta 29mila auto-denunce, ottomila in più in 48 ore. Qui il presidente della Regione Nello Musumeci ha allertato anche la Guardia Forestale. E poi carabinieri, polizia, personale sanitario. Tutti a Messina, ieri, dove arrivava il treno notturno da Milano, per effettuare i controlli e per ricordare che adesso, per ogni nuovo arrivato, scatta la quarantena obbligatoria. Poi via alla nuova ordinanza per contenere la diffusione del virus: controlli a tappeto in tutti gli aeroporti, compresi quelli di Lampedusa e Pantelleria; disinfezione giornaliera dei treni regionali e di tutti i mezzi del trasporto pubblico locale; riduzione delle corse dei bus extraurbani. Che dietro ai dati ufficiali sulle autodenunce si nasconda molto di più lo dimostra il caso della Campania.

Dal 7 marzo scorso sono arrivate solo 2.635 segnalazioni, due giorni fa erano 1.700. Il dato su quanti in realtà siano effettivamente rientrati, come ammette la stessa Regione, si può solo stimare: e si parla di almeno qualche migliaio. Se la Regione Puglia ha già previsto che l’ondata di rientri potrebbe provocare circa duemila infettati in più (numero che indica più o meno anche la soglia massima di sopportazione del sistema sanitario regionale: duemila contagiati, mille ricoverati), la Campania ne prevede più o meno mille (e in questo caso la soglia massima si aggira intorno ai tremila).

Tutti ora attendono di vedere la curva dei contagi, di capire cosa succederà nei prossimi giorni, tra fine marzo e primi di aprile, con le misure di contenimento adottate su tutto il territorio nazionale. Proprio come sta facendo la Regione Calabria, che di rientri auto-segnalati ne conta 6.302, vale a dire duemila in più nelle ultime 48 ore: anche se sa che quelli effettivi potrebbero essere il doppio, qualcosa come 12 mila. Con la sanità commissariata è la regione del Sud che rischia di pagare il prezzo più alto alla diffusione del virus. La governatrice Jole Santelli insieme al commissario straordinario Saverio Cotticelli ha approvato il piano che prevede 400 nuovi posti letto, mentre si valuta dove insediare un ospedale Covid: di fatto scartata l’ipotesi di recuperare i piccoli ospedali di montagna, si fa strada quella di utilizzare il Policlinico universitario di Catanzaro, che ha un padiglione vuoto con 100 posti letto.

La Santelli ha anche pubblicato l’avviso per il reclutamento di 300 medici specializzati e specializzandi. Avviso che sarà un flop, profetizza Filippo Larussa, segretario del sindacato dei dirigenti medici Anaao. “In Calabria c’è una sola facoltà di Medicina: a Catanzaro. E gli specializzandi sono pochi mentre la retribuzione prevista non è allettante”.

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