Visto che dobbiamo “stare a casa”, chi ha tempo libero e vuole spenderlo per raccontare la sua vita in quarantena e condividerla con gli altri ha a disposizione le pagine del Fatto. Siamo una comunità e mai come oggi sentiamo l’esigenza di “farci compagnia” sia pur a distanza. Come i giovani che, nel Decameron di Giovanni Boccaccio, si riunirono per raccontarsi novelle durante la peste di Firenze. Inviateci foto, raccontateci cosa fate, cosa inventate per non annoiare i figli e non allarmare i nonni, quali libri, film e serie tv consigliate all’indirizzo lettere@ ilfattoquotidiano.it. Ci sentiremo tutti meno soli.
“Scendere in campo” durante l’emergenza
Ciao amici del Fatto, mi chiamo Michelangelo e dovevo nascere a Pasqua, il 12 aprile, ma dopo l’ultimo discorso di Conte e la serrata finale, ho deciso che era l’ora di “scendere in campo” e affrontare l’emergenza insieme a voi! Quindi eccomi qua, elmetto d’ordinanza e segno della vittoria! Appena mi rilasciano dall’intensiva mi chiudo in casa. E ci resto. (Michelangelo è il bimbo nella foto qui accanto. Un abbraccio alla mamma e al papà Stefano).
Stefano Facci
A passeggio con strani animali al guinzaglio
Non sono riuscito a resistere: sono uscito! Memore di un divertentissimo sketch di Aldo, Giovanni e Giacomo mi sono procurato un guinzaglio con il cane invisibile e sono andato a farmi un giro. Mi sono immediatamente reso conto di non essere l’unico ad essermi ispirato al trio comico: per strada ho incrociato prima un tipo che portava in giro un merlo indiano, poco oltre uno con gli occhi spiritati e una nutria al guinzaglio. Sono andato a passeggiare dove di solito faccio running dicendomi che già di solito non ci va mai un cane di nessuno, figurarsi adesso, ma pare che gli italiani siano diventati di colpo podisti. Era pieno di gente che camminava, correva e si muoveva in ogni modo.
P.s. In realtà, sono andato a fare solo la spesa e a comprare il giornale. Non vorrei mettere in allarme nessuno, ma ho come l’impressione che di gente fuori senza particolare ragione ce n’era parecchia. Anche senza la nutria al guinzaglio. Ma ho visto anche tante bandiere alle finestre, per di più senza che ci fossero i Mondiali o gli Europei. Devo ammettere di essermi emozionato.
G. C.
Smart working? Impossibile
Sono un papà di una bimba di 5 anni, e in questi giorni si sta rivelando una bambina forte e coraggiosa… ha capito bene la situazione e noi cerchiamo di farle passare (anche pasticciando) il tempo nel migliore dei modi. Io lavoro come centralinista non vedente ad un carcere che dista 60km e per raggiungerlo devo prendere molti mezzi pubblici; ho provato a riavvicinarmi chiedendo prima un comando in un ufficio vicino casa ma nulla, la legge non mi assiste e poi lo smart working… che nel mio caso è stato come chiedere di invertire la rotazione terrestre, ma per fortuna ho la mia famiglia e voi a farmi compagnia.
Hisoka 314
Un sonetto “sur Corona”
L’artro giorno, la Tivvu de stato/parla d’en Corona. E… n’ho capito/ Nu stavo attento; ero distratto?/ O, forse, addirittura… m’ero assopito?/ Stà de fatto, c’avevo equivocato./ Ho sentito “CORONA” e me so detto:/ -Aò. Stò fotografo è ‘nperseguitato!/ Nun viè lassato ‘npace, poveretto!/ Invece, quello, nun c’entrava gnente!/ L’ho capito doponpò. Stanno più attento/ Se trattava d’er “CORONAVIRO” devastante!!!/ La Tivvu diceva: -Attenti! Sta cosa fa spavento!/ Mo. È quarche giorno, ch’estepidemia,/ st’anfettà quasi tutte le Regioni,… e/ c’o n’effetto, che… aò, sia come sia, ce sta’ fa diventà… tutti italiani!
Alberto Balbinetti
Un disco per mio figlio
Cosa si fa mentre si sta a casa? Si condivide con il proprio bambino un bel disco, indirizzandolo verso il piacere della musica… Stiamo mettendo Albert Cummings, con un album dal titolo giusto: Believe… A noi piace il blues!!!
AntoRock
Lavarsi le mani è già una preghiera
Il Papa ha ritenuto di riaprire chiese e parrocchie per consentire l’ingresso solo per pregare. A questi fedeli così impazienti di recitare preghiere, vorrei ricordare ciò che scrive l’evangelista Matteo: “Quando vuoi pregare, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”. In punta di piedi, aggiungo una mia postilla. Poiché giustamente i medici ci chiedono di lavarci le mani più spesso, proporrei quando le insaponiamo e le sciacquiamo sotto l’acqua, di recitare – con vera fede e consapevolezza – le parole che il sacerdote pronunzia prima dell’Eucarestia: “Lavami, oh Signore, da ogni peccato e da ogni male”. Così un gesto, per molti, meccanico si riveste dell’aura luminosa della preghiera!
Raffaele Pisani