“Sono solo eccezioni che devono essere controllate, verificate e punite se c’è qualcuno che fa il furbo, ma la stragrande maggioranza del nostro personale sono eroi”, commenta il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.
“Questa è una guerra in cui molti soldati stanno combattendo in prima linea senza elmetto, senza giubba e anche senza armi. Questi sono i nostri eroi. Poi ci sono i vigliacchi, i traditori, quelli che scappano. Questi vanno colpiti. Per me chi adesso abbandona va licenziato” rilancia il sindaco di Napoli Luigi de Magistris. Al sindaco ribatte Vincenzo Bottino, vicepresidente nazionale dell’Associazione chirurghi: “In questo momento, tutto serve tranne che le divisioni. Il sindaco di Napoli si scusi pubblicamente e venga nei reparti a vedere di cosa abbiamo bisogno invece di definirci vigliacchi da licenziare”.
“Nel dramma emergono eroismi e vigliaccherie” è invece la sintesi in un tweet del consulente per l’emergenza Covid-19 del ministero della Salute, Walter Ricciardi. La notizia dei 249 dipendenti sanitari dell’ospedale Cardarelli di Napoli sui quali pende il sospetto – secondo un post del capo Dipartimento dell’emergenza dell’ospedale, il primario di cardiologia Ciro Mauro – di essersi “imboscati” dietro un certificato medico fasullo, ha scatenato un putiferio di reazioni tra la politica e sui social. Non mancano quelle di chi difende l’operato dei medici e degli infermieri e ricorda le condizioni difficilissime in cui stanno lavorando: la carenza di strumenti di protezione e il crescente numero di contagi tra loro. Sarebbero almeno tredici, secondo le cronache di stampa locali, i positivi al coronavirus nel personale sanitario del Cardarelli, il più grande ospedale del Mezzogiorno. Tra i quali ci sarebbero nove primari, e ci potrebbe essere stata una cena tra colleghi alla base dell’incremento delle infezioni.
La Procura di Napoli ha aperto un’inchiesta e ha delegato i carabinieri del Nas a svolgere accertamenti in tempi stretti. I militari già ieri hanno ascoltato il dottor Mauro come persona informata sui fatti. Il cardiologo ha precisato agli inquirenti di essersi riferito a tutti i dipendenti, operatori sanitari, e non solo ai medici.
Le indagini appureranno se tra chi legittimamente è in malattia si annida qualche furbetto che preferisce lasciare in armadio il camice o la tuta e stare a casa. Per loro, l’assessore alla Salute della Lombardia Giulio Gallera ha coniato il termine di “Schettino in camice bianco”. “Chi nelle strutture sanitarie si sottrae al proprio lavoro” e “tradisce la missione alla quale si è votato e fa male a un’Italia fatta di tanti uomini coraggiosi” ha aggiunto Gallera. Ma il fenomeno non è solo campano. Sul caso dei 249 malati al Cardarelli il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli ha invocato nuovi accertamenti fiscali del ministero della Salute. E chi verrà colto in fallo “va licenziato”. Per la Cigl i “i medici non devono fare gli eroi, ma lavorare e lo Stato deve garantirne la sicurezza”.