“Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati… Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini… Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta”. Decisamente questo Matteo – l’evangelista – è il meno ascoltato oggi, ai piani alti della società italiana: dove da giorni è tutto un risuonar di trombe che annunciano urbi et orbi gli atti di beneficenza di ricchi e ricchissimi italiani a favore di strutture chiamate a lottare contro gli effetti del Coronavirus. Sia chiaro: siamo in trincea, e qualunque atto contribuisca a salvare anche solo una vita è benedetto.
Con un caveat, tuttavia: bisogna aver coscienza che la celebrazione pubblica di questi atti rischia di contribuire a tenerci inchiodati alla pessima situazione in cui ci siamo cacciati da soli. Quale? La distruzione della ricchezza pubblica a favore dell’aumento della ricchezza privata: lo smontaggio dello Stato, e dunque l’abbandono dei diritti e il ritorno a un Antico Regime in cui bisogna raccomandarsi ai graziosi donativi dei signori, che più donano, più comandano.
Prendiamo il caso più eclatante, quello di Silvio Berlusconi. Di fronte alla sua donazione di 10 milioni, un altro Matteo (Renzi) ha twittato: “Chi fa polemica anche per questa notizia è incredibile. Oggi c’è solo da dire: bravo presidente Berlusconi”. E Carlo Calenda, lapidario: “Chapeau!”.
Cosa c’è di sbagliato a dire “grazie” e a dire “bravo” a chi fa un regalo? Rispondo con una domanda: direste grazie a un truffatore che, dopo avervi sottratto l’appartamento costringendovi a dormire sotto un ponte, venisse a donarvi una coperta (con il sorriso del benefattore e le telecamere al seguito)? Berlusconi (e con lui anche Renzi e Calenda, pro quota) ha la responsabilità di aver massacrato il nostro sistema sanitario: se oggi i medici lombardi sono costretti a decidere chi provare a salvare è anche colpa sua. Anche solo rimanendo agli ultimi dieci anni il grosso dei tagli alla sanità pubblica li hanno fatti i governi Berlusconi e Monti (circa 25 miliardi in meno), mentre altri 12 sono stati sottratti dai governi Letta, Renzi, Gentiloni e Conte.
La regressione a cui questa classe politica (insieme a quella di tutta l’Europa dell’austerità beninteso) ci ha condannato può essere riassunta da un dato spaventoso: nel 2015, per la prima volta da molto tempo, in Italia l’aspettativa di vita tornava a calare. Il Coronavirus, dunque, si sta accanendo su un sistema sanitario crivellato di colpi dalla classe politica che oggi si scambia i complimenti sui social network.
Ma non basta. Riunendo in sé il politico e il magnate, Berlusconi ha anche un altro motivo per cui dovrebbe guardarsi bene dal suonare la tromba per annunciare la sua generosità: l’evasione fiscale. Berlusconi è stato condannato per aver evaso 368 milioni di dollari attraverso i contratti esteri gonfiati di Mediaset: “Bravo presidente Berlusconi” (Renzi), che hai tolto alle rianimazioni 368 milioni e ora ne doni 10!
Sarebbe interessante vedere quanti e quali altri grandi donatori di queste ore hanno simili scheletri negli armadi contabili. Ma anche se non li avessero, bisogna ricordare una cosa: in Italia l’oligarchia al potere da decenni ha fatto di tutto per approvare leggi che rendono i ricchi sempre più ricchi, evitando accuratamente ogni forma di redistribuzione delle ricchezze.
Un esempio concreto: supponiamo che un padre lasci in eredità a un figlio un milione di euro. Ebbene, in Francia quel figlio pagherebbe allo Stato 195.000 euro di tasse, in Inghilterra 250.000. E in Italia? Zero. Se ricordiamo che in Italia il 5 per cento più ricco della popolazione (quello che ora fa le donazioni…) possiede una ricchezza pari a quella posseduta dal 90 per cento più povero, si capirà che abbiamo un problema enorme di ingiustizia sociale.
Una delle cose che il Coronavirus dovrebbe farci capire è che non possiamo più andare avanti così: dobbiamo redistribuire la ricchezza, facendo in modo che i più ricchi contribuiscano molto di più al finanziamento dello Stato. E siccome in molti cominciano finalmente a capirlo, ecco che scatta questa campagna di ri-legittimazione della ricchezza di pochissimi e dunque della diseguaglianza. Fatta, per somma ingiustizia, a spese di tutti i contribuenti, perché l’ultimo decreto del governo Conte stabilisce la detraibilità totale per le donazioni per il Coronavirus fatte dalle imprese: e dunque, in realtà, i ricchi fanno i benefattori almeno in parte con i portafogli degli altri, anche dei più poveri.
Dunque, visto che i ricchi vogliono dare, accontentiamoli: con un sistema fiscale finalmente giusto. Cioè progressivo, come lo vuole la Costituzione.