Riassunto. L’altroieri il governatore della Banca centrale austriaca, Robert Holzmann, ha rilasciato un’intervista per dire che “la politica monetaria ha raggiunto i suoi limiti”.
Ogni Stato, insomma, dovrebbe reagire coi propri mezzi alla recessione, se li ha, e guardare il bicchiere mezzo pieno: “La crisi può avere un effetto depurativo sull’economia”. Negli stessi giorni il ministro Roberto Gualtieri – spinto da studiosi e politici più o meno illustri – si dava da fare per chiedere “l’aiuto” del fondo salva-Stati (Mes) mettendo sotto tutela esterna l’Italia per decenni. Nella notte di mercoledì, però, la Bce ha scoperto di non aver raggiunto i suoi limiti e avviato un primo intervento anti-crisi da 750 miliardi, 250 in più della capacità (molto teorica) del Mes. Uno direbbe: va bene, allora niente Troika, finalmente – come direbbe Fassino – abbiamo una banca (centrale), se andiamo in crisi interviene lei senza lacci, lacciuoli, stivaletti malesi e le altre meraviglie che hanno fatto grande l’Europa secoli fa (e più di recente in Grecia). A quanto pare no: il premier Conte ieri ha chiesto l’intervento del fondo salva-Stati “senza condizionalità” e con tutta la sua “potenza di fuoco”. Tre problemi: le condizionalità (Troika) sono previste dai Trattati e Berlino ha già detto “niente modifiche”; la potenza di fuoco reale del Mes ora è di una settantina di miliardi; in Parlamento non c’è maggioranza per chiederne l’aiuto. Tre problemi, allora, e una domanda: ma per caso siete allergici alle Banche centrali che fanno il loro lavoro? Non c’è un farmaco?