Visto che dobbiamo “stare a casa”, chi ha tempo libero e vuole spenderlo per raccontare la sua vita in quarantena e condividerla con gli altri ha a disposizione le pagine del Fatto. Siamo una comunità e mai come oggi sentiamo l’esigenza di “farci compagnia” sia pur a distanza. Come i giovani che, nel Decameron di Giovanni Boccaccio, si riunirono per raccontarsi novelle durante la peste di Firenze. Inviateci foto, raccontateci cosa fate, cosa inventate per non annoiare i figli e non allarmare i nonni, quali libri, film e serie tv consigliate all’indirizzo lettere@ ilfattoquotidiano.it. Ci sentiremo tutti meno soli.
Tra nuove ossessioni recuperiamo i rapporti
Per fortuna, in questo periodo difficile io lavoro normalmente, ma molte cose sono cambiate: l’attenzione nell’evitare contatti, l’ossessione nel disinfettare la postazione al computer e molte cose; ma questi sono problemi risibili rispetto alle fatiche degli operatori sanitari di questi giorni e al dolore delle famiglie dei deceduti.
Allo stesso tempo ci sono anche degli aspetti positivi: poter passare il sabato con la famiglia reinstaurando quei dialoghi che un po’ si erano persi; parlarsi con gli amici tramite gli smartphone, ma senza le interruzioni dovute all’utilizzo dei social.
Vincenzo Ruggiero
Dai miei alunni: soldati dentro al cavallo di Troia
Ho una supplenza per l’insegnamento di discipline pittoriche in un liceo artistico di Ostia. Anche questo istituto ha attivato le video lezioni e io, quest’oggi, ho assegnato come compito la costruzione di un cavallo di Troia, al cui interno i soldati costretti all’immobilismo fremono per uscire pronti alla battaglia. Dovevano utilizzare materiali di facile reperimento in casa. Sbalorditi all’inizio e come al solito scettici, parlando e confrontandosi online tra loro e con me hanno lavorato realizzando ciascuno il proprio cavallo.
Allego un’immagine che li raccoglie tutti. Alunni/soldati che appena fuori dalle loro case/cavallo per questa forzata prigionia troveranno nuove energie per combattere battaglie vecchie e nuove…
Mino
Proprio come nelle fiabe batteremo la matrigna
Pur sembrando un’eresia, dovremmo ringraziare Covid-19: sta rendendo le nostre vite sospese. In un’attesa difficile, faticosa. Nello stesso tempo portatrice di insegnamenti, una matrigna che la natura adesso ci costringe ad assecondare. Ma come nelle favole, la matrigna crudele non ottiene mai ciò che desidera. Così sarà per la nostra provata umanità in questo momento così terribile: il signor Covid uscirà dalle nostre vite sospese così come vi è entrato. Senza chiedere permesso.
Susanna Di Ronzo
Tablet in tavola e pranzo a distanza coi miei ragazzi
Don Chisciotte e Sancho Panza stavano entrando nella Sierra Morena quando ho sentito la sirena dell’ambulanza. È domenica, abbiamo deciso di farlo strano, il pranzo: se adesso lo smart working va alla grande, noi facciamo lo smart eating. Io e mia moglie ci siamo collegati in video conferenza coi nostri due figli. Col tablet sulla tavola abbiamo pranzato vedendoci tutti, parlando tra noi, facendo brindisi a distanza e salutando i nipotini. Intanto nella Sierra Morena sono arrivati il curato e il barbiere a complicare le cose a Don Chisciotte. Staremo a vedere, perché ora, con un salto spazio-temporale (potenza della letteratura) vado nella Chicago degli anni Venti: c’è il reporter Mike, gli hanno ammazzato la fidanzata (Chicago, di David Mamet). Di nuovo un salto e sono al pc, mentre dall’altra stanza arriva il rumore della macchina per cucire. Mia moglie, il patchwork.
Alla sera ascoltiamo il bollettino, poi guardiamo un film o una serie. Altra sirena. Io e mia moglie ci guardiamo. II gatto non fa una piega e continua a dormire. Siamo in un grande casino, ma tutto questo il gatto non lo sa. Come la Alice di De Gregori.
Franco Scaroni