Da oggi parte la presentazione delle domande, sbloccata dal decreto ministeriale, per il bonus dei 600 euro anche per i lavoratori dello sport. I soldi di marzo, però, si vedranno solo a fine mese. E soprattutto bisognerà assicurarsi che vadano a chi ne ha bisogno, non ai “furbetti dello sport”. Al momento ci sono risorse per 83mila persone, le richieste (non tutte legittime) saranno il triplo.
Tecnici, atleti, istruttori di piccole e grandi società o associazioni sportive: con una semplice lettera d’incarico sono pagati fino a 10mila euro senza tasse e contributi. Quindi senza posizione Inps, motivo per cui erano esclusi dal bonus autonomi. Il governo ha stanziato 50 milioni, affidandoli a Sport e Salute: per la società governativa del nuovo presidente Vito Cozzoli è una grande occasione per ritagliarsi un ruolo dopo la riforma anti-Coni, ma anche una sfida difficile.
Sport e Salute non è l’Inps, non ha mai fatto questo. Per evitare brutte figure, è stato organizzato un servizio di prenotazione sms, a monte della piattaforma informatica: ognuno riceverà sul telefono un appuntamento, così si spera di non andare in tilt. L’altro nodo riguardava la platea, visto che il “Cura Italia” col tetto dei 10mila euro esentasse escludeva chi con lo stesso contratto lo supera, magari di poco. Alla fine tutti potranno chiedere il bonus, ma con priorità a quelli sotto i 10mila: prima i meno abbienti, ma si rischia di penalizzare chi vive di sport, come i tecnici federali che superano la soglia, mentre chi è sotto spesso ha altre entrate. L’indennizzo non sarà proporzionale al reddito: 600 euro per tutti, anche chi guadagnava meno. Fuori co.co.co e dipendenti (ci pensa l’Inps) e rimborsi spesa.
Per la categoria è un riconoscimento importante, voluto dal ministro Spadafora, ma non senza incognite. Chi si assicurerà che il bonus vada a chi lo merita, cioè lavoratori sportivi veri e senza altri guadagni? Sport e Salute farà controlli, chiedendo alle associazioni e verificando l’iscrizione al registro Coni. È previsto l’aiuto dell’Agenzia delle entrate per vagliare i redditi ma il pericolo “furbetti” è alto: si teme un assalto alla diligenza, con oltre mezzo milione di richieste, di fronte a cui sarà difficile reggere. Ci sono soldi solo per 83mila persone. Infatti Spadafora promette altre risorse: 100 milioni per le società. Contributo entro 30 giorni, in ordine cronologico di domanda. Rischia di diventare una lotteria, dove a vincere sono i più veloci, i più furbi o i più fortunati.