Alla fine, l’accordo arriva. Serviva un’intesa a tutti i costi per passare la palla ai leader europei riuniti nel Consiglio Ue che si dovrà riunire dopo Pasqua. L’Eurogruppo “allargato” (i 27 ministri delle Finanze dell’Unione), dopo il flop di martedì, sceglie di non partire finché tra le Capitali non si concorda una bozza comune. Così si inizia alle 21:30 (dalle 16 programmate), e con l’intesa tra i cinque grandi contendenti: Italia, Francia, Germania, Spagna e Olanda, la più contraria fino all’ultimo. L’eurosummit inizia con l’obiettivo di avere l’ok di tutti gli altri Paesi, che viene raggiunto alle 22:30.
Lo scontro più forte è stato sul Meccanismo europeo di stabilità. Il fondo a cui partecipano i Paesi dell’euro che può fornire credito fino al 2% del Pil (35 miliardi per l’Italia) dietro pesanti condizionalità (tagli e riforme strutturali). L’Italia voleva eliminarle tutte, l’Olanda l’opposto. Martedì, Roberto Gualtieri e l’omologo Wopke Hoekstra sono andati avanti per ore, inutilmente. L’Italia non poteva accettare neanche un testo finale che menzionasse l’uso del Mes e non il Fondo europeo di solidarietà (Recovery fund) proposto dalla Francia, un embrione di vera risposta comune europea alla crisi. Alla fine l’intesa si chiude con un compromesso delicato: la condizionalità è che i soldi si potranno usare solo per le spese necessarie a fronteggiare l’emergenza sanitaria: “Il solo requisito per accedere alla linea di credito del Mes sarà che gli Stati si impegnino a usarla per sostenere il finanziamento di spese sanitarie dirette o indirette, cura e costi della prevenzione collegata al Covid-19”, recita il testo. Gli “eurobond” chiesti dall’Italia non vengono menzionati nel testo finale. Nel pomeriggio, Angela Merkel aveva già cancellato qualsiasi speranza del premier Giuseppe Conte: “Mi sono sentito con lui, ma voi sapete che io non credo che si dovrebbe avere una garanzia comune dei debiti e perciò respingiamo gli eurobond”, spiega in una riunione interna della Cdu, il suo partito.
La questione del Recovery Fund, cioè la via francese agli eurobond viene solo accennata e affidata ai leader Ue: “L’Eurogruppo è d’accordo a lavorare ad un Recovery Fund per sostenere la ripresa. Il fondo sarà temporaneo e commisurato ai costi straordinari della crisi e aiuterà a spalmarli nel tempo attraverso un finanziamento adeguato. Soggetti alla guida dei leader, le discussioni sugli aspetti pratici e legali del fondo, la sua fonte di finanziamento, e strumenti innovativi di finanziamento, coerenti con i Trattati, prepareranno il terreno per una decisione”. Per i Paesi del Sud dovrebbe essere alimentato a partire da titoli comuni (a lunga scadenza) emessi sulla base di garanzie europee. Per la Germania potrebbe essere più accettabile coinvolgere invece il bilancio Ue, ma sono dettagli in cui l’Eurogruppo non si addentra.
Un compromesso articolato per evitare una nuova débâcle, ma al momento non all’altezza delle aspettative del “fronte del Sud”, rappresentato dalla lettera con cui due settimane fa nove Paesi dell’eurozona (tra cui Spagna, Italia e Francia) chiedevano “uno strumento di debito comune”. Al momento questo compito spetta ai leader e i tempi sono incerti. C’è l’ok anche agli altri due pilastri del pacchetto: il fondo europeo “Sure” da 100 miliardi che, dietro garanzie fornite dai Paesi, potrà prestare i fondi per sussidi anti-disoccupazione; e il piano da 240 miliardi della Banca europea degli investimenti per fornire liquidità alle imprese. Insieme al Mes, un pacchetto da 500 miliardi, a fronte dei circa mille miliardi stimati dalla Commissione Ue come necessari per fronteggiare la crisi.
La recessione alle porte sarà senza precedenti. Secondo Unicredit il Pil della Spagna, per dire, crollerà di oltre il 15%. A fine 2020, il debito pubblico di Madrid salirà al 126% del Pil; in Italia al 160% (perfino Parigi supererà il 120%). La Spagna ha già registrato 800 mila disoccupati in più a marzo e parte da un tasso di senza lavoro del 14% (in Italia circa il 9%). La Bce si è impegnata ad acquistare 1.000 miliardi di debito pubblico dei Paesi dell’eurozona fino a fine anno, concentrando gli acquisti sui Paesi più colpiti dall’aumento dei rendimenti. Ieri la Banca centrale inglese ha annunciato che finanzierà direttamente il Tesoro, che potrà così “bypassare” i mercati finanziari anche se su base temporanea, per far fronte alla crisi. Lo statuto della Bce vieta invece il finanziamento monetario.
Serve a rendere sostenibili i debiti pubblici dei Paesi più fragili, e servono più risorse. Al momento gli aiuti sono solo in forma di prestiti e con importi limitati. Tutti guadagnano tempo. È Conte e Gualtieri un’intesa che non spacca la maggioranza giallorosa.