Alessandro Mattinzoli, l’assessore allo Sviluppo economico della Regione Lombardia, è un po’ un simbolo di questa emergenza. Coi sintomi del Covid-19 a fine febbraio, è risultato positivo a inizio marzo: purtroppo le sue condizioni di salute si sono presto aggravate ed è finito intubato in terapia intensiva agli Spedali Civili di Brescia. Fortunatamente ne è uscito: “È stato come essere travolto da due Tir, il secondo dovuto a un peso emotivo che si somma a quello fisico”, ha raccontato due giorni fa al Corriere della Sera.
Mattinzoli, 60enne da Desenzano del Garda, ora è sulla via della guarigione, ma le scelte del governo nazionale non gli fanno bene all’umore. Diciamolo, l’assessore berlusconiano è incazzato nero e non si perita a farlo sapere. Ieri, per dire, ha voluto mandare un messaggio vocale via Whatsapp – che Il Fatto Quotidiano ha potuto ascoltare – ai coordinatori di Forza Italia della sua provincia in vista del prossimo direttivo del partito. I toni sono assai sopra le righe e – pur dando per scontato lo stress e la legittima arrabbiatura – passano e di parecchio il confine della legittima critica.
Mattinzoli non sopporta il presidente del Consiglio: “Io vi dico una cosa; non sono mai stato per la pena di morte, mai stato violento, sono contro ogni forma di violenza, ma mi auguro che Conte, finita questa emergenza, venga e ne prenda tante. Perché i bergamaschi e i bresciani hanno voglia di dargliele, cioè la gente grezza ne ha voglia, ma anche la gente più sensibile come me la fa diventare grezza. Mandate pure questo messaggio ai giornali…” (invito ripetuto un paio di volte ed evidentemente preso sul serio da qualcuno dei destinatari). Comunque, non siamo certo ai bergamaschi pronti a prendere le armi di Umberto Bossi, ma la zona è quella.
Quanto al resto, espressioni colorite o trivali a parte, pare che nella rabbia dell’assessore qualche spazio lo abbiano le polemiche continue tra Palazzo Chigi e Attilio Fontana: “Quel pezzo di m… di Conte facesse a meno di criticare Regione Lombardia. Qualche errore potremmo averlo anche commesso, ma abbiamo lavorato, lavorato, lavorato (…). Qui c’è un’intera Regione che sta andando a puttane e quel c… sta seduto dietro la scrivania e non viene a dire a noi ammalati ‘guardate che ci sono’ e ‘vi siamo vicini’. Vergogna”.
Mattinzoli, imprenditore nel settore del turismo e della ristorazione, tra i più colpiti dalla crisi, non ha particolarmente gradito il cosiddetto “decreto liquidità”: “Hanno fatto un provvedimento da 200 miliardi, peccato che non dicano che tra autonomia delle banche e delle agenzie titolate a controllare, l’iter di assegnazione non sia cambiato molto rispetto a prima. Questo mette a disposizione 200 miliardi ma li nasconde. In Svizzera 48 ore ti danno i soldi: averli fra due mesi o tre mesi per un’azienda adesso vuol dire la fine. Quello è un decreto che dovresti fare in tempi normali, non in emergenza”.
La situazione della piccola azienda dell’assessore, come quella di molte altre imprese in questo periodo, è nera e spiega forse l’enormità detta sul premier e le botte che dovrebbe prendere: “Io sto pagando gli stipendi perché la Cassa integrazione in deroga arriverebbe fra quattro mesi. Siamo riusciti a pagare marzo e aprile, poi pagherò maggio e poi è finita, chiusa, perché non avrò più i soldi, ma io non in merda i miei collaboratori, perché non sono una m… come Conte che lascia in merda i suoi cittadini, che si vergogni che lui e nessun rappresentante del governo – ma mandatelo ai giornali questo messaggio – siano venuti in Lombardia” (non proprio esatto, ma l’incazzatura non è parente della precisione).