Ogni giorno, durante l’appuntamento fisso della conferenza stampa delle 18, il capo della Protezione civile Angelo Borrelli, oltre ai dati su contagi e sulle morti per Coronavirus, elenca il valore delle donazioni e delle spese sostenute dal dipartimento per i dispositivi di protezione. Si tratta di oltre 26 milioni di euro, di cui – secondo qualche dettaglio fornito lunedì scorso – 9,2 milioni per ventilatori, oltre 15 milioni per mascherine e 269 mila euro per spese di trasporto. Ma da quali aziende sono stati comprati respiratori e mascherine? Non si sa. Sul sito della Protezione civile non esiste una sezione dedicata agli acquisti. Nei giorni scorsi, dagli uffici della Protezione civile ci hanno spiegato che queste informazioni saranno presto online. Finora ancora niente.
Certo, è chiaro che adesso l’obiettivo fondamentale deve essere tutelare la salute delle persone. Il resto passa in secondo piano. Ma sono mesi ormai che l’Italia si ritrova a dover affrontare questa pandemia ed è arrivato il momento di trattare la questione della trasparenza. Pubblicare il nome delle aziende in rapporti con lo Stato è fondamentale per garantire quel controllo da parte di terzi (che sia la magistratura o la stampa) su come vengono utilizzati i soldi pubblici o le donazioni (oltre 122 milioni). I fiumi di denaro pubblico spesi per fronteggiare l’emergenza fanno gola a tanti, purtroppo anche a quella parte dell’imprenditoria che vuole guadagnare dall’emergenza.
Con la nomina del Commissario straordinario poi, la palla è passata a Domenico Arcuri. Sul sito di Invitalia ci sono alcuni dati, come l’elenco delle aziende che hanno ottenuto il via libera per gli incentivi del Cura Italia: sono 50 finora, ma nel relativo elenco ne vengono citate solo 7. Anche qui mancano cifre e nomi di imprese che hanno venduto allo Stato mascherine e respiratori. Da Invitalia ci spiegano che in settimana sarà tutto online. Vedremo.