Lo scenario è stato insolito per la partita delle nomine nelle grandi partecipate di Stato. Si partiva già con le grandi caselle occupate, gli ad di Eni, Enel, Poste e Leonardo riconfermati su spinta del Pd e e benedizione del Quirinale. I 5Stelle si sono dovuti accontentare di qualche presidenza e della guida di Terna (rete elettrica) ed Enav (trasporto aereo). Per questo dalla partita di potere, a parte i soliti noti, non escono nomi altisonanti. Qualcuno amico di, qualcun altro sconosciuto ai più. In attesa della battaglia per i consigli di amministrazione.
Detto dell’Eni (che leggete sopra), in Enel incassa il tris Francesco Starace, manager già renzianissimo. Non ha sfigurato sui bilanci ma si è lanciato nella disastrosa avventura della fibra ottica con la Open Fiber solo per assecondare l’assurdo piano di Renzi di sfidare Tim sulla rete. Starace, in potenziale conflitto di interessi, è anche tra i consulenti del fondo Eqt, proprietario di Melita, società maltese che ha stretto un accordo commerciale proprio con Enel e Open Fiber. Alla presidenza i 5Stelle piazzano Michele Crisostomo, già caldeggiato per la presidenza di Tim. Avvocato, 48 anni, da Bari ha scalato le vette della professione. Con il suo studio Rccd è stato il legale di fiducia della Popolare di Bari, dove si è guadagnato il favore dei grillini per la causa contro la Bruxelles sulla vicenda Tercas che ha assestato un colpo alle regole Ue sugli aiuti di Stato alle banche. Di recente è stato scelto da Mediocredito centrale come consulente per l’acquisizione proprio della commissariata popolare barese.
In Poste, Matteo Del Fante è stato confermato con l’ok di tutti: nato renziano si è guadagnato i favori pentastellati fornendo la card per il reddito di cittadinanza. Alla presidenza, riservata a Palazzo Chigi, resta Bianca Maria Farina, ben inserita in Vaticano e presidente di Ania, la lobby delle assicurazioni. Nel colosso degli armamenti Leonardo, viene confermato l’ex banchiere Alessandro Profumo, bersagliato da una parte dei 5S perché imputato a Milano per la contabilizzazione dei derivati di Mps. Alla presidenza i 5Stelle si sono intestati Luciano Carta, ex capo di stato maggiore della Finanza e oggi alla guida dell’Aise (i servizi segreti).
I 5Stelle hanno indicato in Mps Guido Bastianini, ex Capitalia e Carige (dove è resistito solo un anno). A loro è spettata anche la scelta alla guida di Terna e Enav, per i quali si è deciso di pescare nell’unica fucina di manager considerati degni di fiducia: le municipalizzate romane. Da Acea Stefano Donnarumma si sposta in Terna. Scelto dalla sindaca Raggi nel 2017, non ha sfigurato in azienda dove fu sponsorizzato da Marcello De Vito e l’avvocato Luca Lanzalone, poi arrestati nell’inchiesta sullo stadio della Roma (Donnarumma, indagato, è stato poi archiviato). Già nella Adr dei Benetton e in buoni rapporti con il costruttore Francesco Gaetano Caltagirone è molto ascoltato dai 5Stelle in tema di nomine. In Enav i 5Stelle piazzano Paolo Simioni, l’uomo che ha gestito il concordato dell’Atac evitando il collasso della municipalizzata dei trasporti, indicato a suo tempo dall’ex assessore Massimo Colomban e in buoni rapporti con Beppe Grillo. La presidenza va a Francesca Isgrò, amministrativista dello studio Orrick ex cda di Poste dove fu indicata dal governo Gentiloni pare su indicazione di Luca Lotti e Denis Verdini. A proposito di renziani: lo statista di Rignano ha cercato di piazzare altri amici di vecchia data. Dall’ex ministra Federica Guidi all’ex deputato Ernesto Carbone. I maligni raccontano che nelle trattative avrebbe fatto capolino anche il nome Alberto Bianchi, il fundraiser del fiorentino indagati nell’inchiesta fiorentina sulla fondazione Open.