Sul fatto che le donne siano più resistenti degli uomini al coronavirus c’è più che un fondato sospetto, sicuramente non abbiamo la stessa resistenza ai pregiudizi degli uomini ai posti di comando, almeno nel nostro Paese. Alcune virologhe hanno avanzato l’ipotesi di far tornare le donne per prime al lavoro: è curioso che, sia in momenti di pace che di pandemia, le donne siano destinate a non essere giudicate in base al merito: quote rosa o “quote coronavirus”. Onestamente non si può considerare un merito quello di ammalarsi meno degli uomini.
Non sono una tifosa delle quote rosa, perché preferirei che le donne venissero scelte solo in base alle loro capacità: non mi piacerebbe affatto che una donna meno qualificata avesse la meglio su un uomo solo per questione di numeri. Ma, trovando incomprensibile il fatto che nessuna donna sia stata selezionata nella numerosissima task force della Protezione civile per combattere questa emergenza, devo arrendermi al fatto che quelle quote siano diventate ormai una scelta obbligata. E dire che abbiamo dimostrato infinite volte di essere più brave degli uomini nelle emergenze e che ci sono professioniste e scienziate sicuramente all’altezza.
Per più di un motivo non c’è da rallegrarsi se dobbiamo aspettare qualche virus compiacente per pareggiare i conti con i maschietti.
(Enza Ferro)
Cara Enza, grazie per la sua intelligente e ironica lettera. Venendo al nocciolo, cioè all’assenza di donne nella task force, bisogna dire che sono assenti anche dai tavoli del governo. Vediamo in tv sempre premier e i soliti ministri: tutti maschi.
Lei ha ragione: non sarebbe giusto che una donna meno qualificata superasse un collega maschio solo per via del suo sesso. Resta però un problema, di natura statistica. Guardando i dati relativi al 2019, elaborati dalla Federazione degli Ordini dei medici, scopriamo che le donne medico in Italia sono 163.336 contro 210.713 maschi. Nella fascia tra i 50 e i 54 anni le donne sono già la maggioranza (14.247 contro 13.970). Scendendo poi con l’età la presenza femminile aumenta (18.425 donne contro 10.873 uomini a 40-44 anni), per arrivare al record nella fascia 35-39 anni: le donne medico sono quasi il doppio degli uomini (19.556 contro 10.953). Ma secondo uno studio della Cgil medici (anno 2018) le donne primario sono solo il 15%.
Il nodo è (ancora!) l’accesso alle posizioni apicali (come in molti altri settori). I numeri ci dicono che c’è un problema di rappresentanza di una forza lavoro che come si vede dai numeri è in alcune fasce d’età addirittura maggioritaria. Personalmente concordo: le quote rosa, come misura temporanea, una mano a sanare questo divario ce la darebbero.
Silvia Truzzi