Il vicepresidente del Senato Ignazio Benito Maria La Russa, vuole estendere il 25 aprile al ricordo dei caduti di tutte le guerre, senza differenza alcuna, compresi i morti per il coronavirus. Che diventi un giorno di concordia nazionale.
Commosso dalla sua proposta, propongo una contro propostona: anche il 21 marzo, giorno in memoria delle vittime di mafia, facciamolo diventare il giorno in memoria dei caduti di tutte le guerre, senza esclusione alcuna. Come non ricordare, quindi, i circa mille mafiosi uccisi in agguati mafiosi, per motivi mafiosi durante la guerra di mafia. È una proposta rivolta a tutti, senza distinzioni politiche e culturali. Il 21 marzo diventi, anziché divisivo, giornata di concordia nazionale. Ricordiamo tutti i caduti in “divisa”, non solo i nostri che ci appartengono, come i magistrati, ma anche i caduti di altre formazioni come Cosa nostra. Il 21 marzo sia una giornata in cui si celebri non l’odio, ma la pacificazione. Tutti hanno diritto a rivendicare i propri morti, anche i mafiosi e i loro parenti. Sarebbe il modo migliore per ripartire in un’Italia capace di privilegiare ciò che ci unisce e che ci rende tutti orgogliosi di essere italiani. Del resto, grazie a quelli che per anni abbiamo considerato “nemici”, pagando il pizzo le porte dei negozi si potevano lasciare aperte, in tanti avevano un posto di lavoro e le nostre raffinerie di eroina lavoravano per gli spacciatori di tutto il mondo. Lo so, si tratta di uno sforzo per tutti: per chi festeggia e chi no. Ma credo che l’emergenza in cui viviamo rappresenti l’occasione per riflettere sul significato di questa giornata in maniera nuova. Ben venga, quindi, la notizia della scarcerazione del boss Francesco Bonura per l’emergenza coronavirus, mai come in questo momento di grande sofferenza abbiamo bisogno di essere liberati. E auspichiamo che anche il pluriomicida Leoluca Bagarella trovi la libertà. Criticarlo ancora per la sua visione di vita, dopo 41 anni, è ridicolo e contro lo spirito che animerà questo nuovo 21 marzo. Per concludere, chi vorrà potrà listare a lutto il tricolore e intonare La canzone del Piave che da sempre, dal 1918 in poi, le forze armate dedicano ai caduti di ogni guerra. Si potrà cantare anche una versione in dialetto siciliano per un omaggio territoriale, ma solo una strofa, per evitare che ancora una volta ci sia una dolorosa divisione nazionale in una logica di contrapposizione e scontro. Guardare ancora con odio e disprezzo chi ci ha intimiditi, oppressi, levandoci la libertà, uccidendo innocenti e coloro che si sono opposti a tutto questo non ha più senso. È arrivato il momento di stendere un velo di pietà (ma proprio per tutti).