Signora mia, a quante libertà rinunciamo! Quasi 30mila morti e manco possiamo andare in enoteca per un’apericena. Nemmeno un parrucchiere per ritoccare la ricrescita, tutte costrette ai cartocci di stagnola per lo smalto semipermanente… E il fitness per prepararci alla prova costume? Non abbiamo mai avuto voglia di farlo – e infatti non l’abbiamo mai fatto – ma, santocielo, adesso ce lo proibiscono per decreto. Colpi di decreto invece di colpi di sole: una dittatura!
Signora mia, a quante libertà rinunciamo! E la libertà d’impresa? “Milano non si ferma”, “Bergamo is running”… verso il baratro. Abbiamo chiuso l’Italia per i focolai del Nord produttivo, perché i distretti industriali più ricchi del Paese non volevano sentir parlare di “zone rosse”, tanto gli infetti potevano essere “nascosti” dentro i centri anziani, ma adesso vogliono ripartire alla grande. Mica possono fermare più di tanto la locomotiva d’Italia, anche se rischia di correre su un binario morto.
Signora mia, a quante libertà rinunciamo! Certo, la gente ha fatto sacrifici e adesso non ce la fa più: le ferie obbligate sono agli sgoccioli, la cassa integrazione non arriva, l’indennità è poca e in ritardo, chi ha un’attività non vuole indebitarsi, anche perché come potrà guadagnare e restituire i prestiti se i clienti sono falcidiati dalle disposizioni di sicurezza? Eterno dilemma: salute o lavoro? Morire prima o dopo? Fallire subito o strozzati dalle banche? Soprattutto: che ce ne facciamo dei soldi se non ci siamo più?
Signora mia, a quante libertà rinunciamo! Manco a messa possiamo andare. Pregare in casa? Ascoltare il Papa che invita alla prudenza? Macché, è una questione di principio: difendere la libertà di culto. Anche se significa celebrare funerali. Che poi basterebbe fare il numero chiuso in chiesa, con turnazione dei fedeli e magari la disponibilità del Vaticano di tutte le terapie intensive degli ospedali religiosi, per pagare i costi sanitari di un’eventuale nuova ondata di contagi. Cardinal Bertone che dice?
Signora mia, a quante libertà rinunciamo! Ci vogliono pure monitorare con una app. I nostri dati sensibili sono già in pasto alla rete, alle aziende che ci molestano – o truffano – quotidianamente, e poi telefonini, telecamere che ci pedinano ovunque, assicurazioni, datori di lavoro che dispongono delle nostre mail e dei nostri calendari di ovulazione, ma guai a mapparci per proteggere la nostra salute! A tutto c’è un limite: chi non scarica “Immuni” sarà un novello Gandhi, fiero paladino dei diritti civili, al pari di chi dice no al medico che lo invita a spogliarsi.
Signora mia, a quante libertà rinunciamo! Lo dice pure l’OMS: “La Svezia è il modello da seguire per la nuova normalità”. Quella che, prima, era “irresponsabile” perché non chiudeva, “troppi paesi non prendono il Coronavirus sul serio”, oggi è un modello. E lo ripetono anche i fautori nostrani del #TorniamoLiberi: il Matteo (Salvini) del “chiudi-apri-chiudi-apri basta che la colpa sia di Conte” e il Matteo (Renzi) ora medium (fa parlare i morti di Bergamo), virologo (per trovare gli elettori di Italia Viva ci vuole il microscopio?) e pure – udite udite – costituzionalista: “Il governo con i DPCM calpesta la Costituzione”. Da che pulpito… Più che #TorniamoLiberi, perché non #TorniamoSeri?
Signora mia, certo, rinunciamo a molte libertà, come rinunciamo alla libertà di movimento per indossare la cintura di sicurezza che ci salva la vita. E a sentire quello che si dice e a rivedere la propaganda sulla pelle degli italiani, nella Fase2 già ci siamo: le gabbie di sicuro l’hanno riaperte. O non sono state mai chiuse?