Nel silenzio generale, l’Italia continua a ignorare un diritto tutelato a livello internazionale. Il nostro Paese è stato condannato dal Comitato dei diritti umani dell’Onu – un organismo delle Nazioni Unite – perché viola il diritto dei cittadini a partecipare alla vita politica del paese attraverso i referendum e le leggi di iniziativa popolare. In sostanza, il nostro sistema “boicotta” soprattutto i referendum popolari, quelli che possono essere attivati con la raccolta di 500mila firme.
Il caso era stato sollevato dai radicali Mario Staderini e Michele De Lucia nel lontano 2015, ai tempi del governo Renzi e delle riforme costituzionali (poi bocciate proprio per via referendaria). La questione è sempre attuale.
La sentenza di condanna è di novembre 2019, il governo aveva 180 giorni per adeguarsi ma nulla è cambiato. Il tempo scade a fine maggio. La condanna è basata sulle “restrizioni irragionevoli” che ostacolano il referendum popolare. La raccolta firme è particolarmente complessa per l’obbligo di far autenticare le firme da un pubblico ufficiale presente al momento della sottoscrizione: la legge infatti non garantisce ai promotori la disponibilità di quegli stessi pubblici ufficiali.
La condanna è basata anche sul “mancato intervento delle istituzioni” (Presidenza della Repubblica e del Consiglio, ministeri dell’Interno e della Giustizia) a cui Staderini e De Lucia si erano rivolti per denunciare l’assenza di autenticatori. E infine dalle “inadempienze di molti Comuni” e l’assenza di pubblica informazione sulle campagna referendarie.
“La decisione dell’Onu – commenta Staderini – insegna che la democrazia liberale non è un feticcio, ma deve vivere tramite la concreta uguaglianza nel godimento dei diritti politici. Cosa che in Italia, ora è accertato, non è accaduta”. A oggi, spiega il radicale, solo grandi partiti e sindacati si possono “permettere” un referendum, “perché sono gli unici ad avere autenticatori gratis a disposizione in tutta Italia. Sono la ‘casta’ degli autenticatori”.
Entro fine maggio, secondo il Comitato dell’Onu, l’Italia dovrebbe porre rimedio alla sua violazione con un atto di scuse formali alle vittime (Staderini e De Lucia, ma astrattamente tutti i cittadini). Inoltre il testo della decisione del Comitato dovrebbe essere tradotto e diffuso con la massima evidenza e dovrebbero essere prese misure per evitare il ripetersi di violazioni simili (in sostanza andrebbero cambiate le norme sui referendum).
“Non chiediamo un risarcimento in denaro, ma le scuse formali dello Stato – ha dichiarato Cesare Romano, il professore di Diritto internazionale che ha curato il ricorso dei Radicali, dedicando la vittoria a Marco Pannella –. Si modifichi subito la legge ordinaria che disciplina la procedura referendaria. Bisogna consentire autentiche e firme online”.