Quattro versioni per una cena. E che cena. È il 25 settembre 2018. Mancano 48 ore alla nomina di David Ermini a vicepresidente del Csm. Una nomina che non troverà l’appoggio della corrente di Area, ma quello di Magistratura Indipendente e di Unicost. Ed è proprio durante quella cena che viene sancito l’appoggio di MI e Unicost per il candidato laico sostenuto dal Pd. A confermare al Fatto che la sua investitura, a 48 ore dalla nomina, sia stata suggellata a tavola, in quella cena riservata, con 5 o 6 ospiti al massimo, è proprio il vicepresidente del Csm, David Ermini.
Il padrone di casa è Giuseppe Fanfani, laico del Csm ormai uscente, nipote del celebre Amintore, eletto a Palazzo dei Marescialli nel 2014 in quota Pd. A un altro lato del tavolo siede Cosimo Ferri, altro parlamentare del Pd. E soprattutto uomo forte di MI. Accanto a lui, Luca Palamara, leader indiscusso di Unicost e, in quel momento, apparentemente scevro da problemi giudiziari. Apparentemente, perché da qualche settimana la Procura di Roma ha inviato a Perugia un fascicolo che lo riguarda e per il quale, in quel momento, non è stato ancora indagato. Al quartetto si aggiunge infine un altro commensale che appare spesso nell’inchiesta che riguarda Palamara: Luca Lotti. Se quest’ultimo non smentisce la sua presenza, ma preferisce non commentare, è proprio Fanfani a negare l’avvenuto appuntamento: “Lo escludo”. Proviamo a fornirgli dei dettagli. Ovvero il contenuto di alcune chat depositate alla Procura di Perugia ed estratte dal telefono di Palamara e ritenute irrilevanti dalla Procura umbra. Decidiamo di pubblicare perché riguardano personaggi pubblici e fatti di pubblico interesse.
Il 19 settembre, Fanfani scrive a Palamara: “Confermo martedì ore 21 a casa mia cena riservata. Io te Cosimo e David”. Pochi minuti dopo Palamara gli risponde: “Ok un abbraccio”. Una settimana dopo, il 25 settembre, Fanfani ricorda a Palamara il suo indirizzo romano. Anche Ferri conferma di aver partecipato a quella cena – l’unico a non ricordarlo è quindi il solo Fanfani – ma, a differenza di Ermini, esclude che si sia parlato della nomina del vicepresidente del Csm.
Due giorni dopo, Ermini ottiene i voti per il secondo scranno più alto di Palazzo dei marescialli. Fanfani invia a Palamara un’immagine attraverso whatsapp. E il pm romano risponde: “Strepitosi”. Sempre il 27 è invece Palamara a scrivere due messaggi a Ermini: “ Godo!!!!!!!”. E ancora: “Insieme a te!!!!”. In serata Ermini prova a chiamare Palamara su whatsapp ma non ci riesce. Altra cena prevista per il 12 ottobre: “Caro David” scrive Palamara a Ermini “puoi bloccare se non hai altri impegni 22 o 24 ottobre sera volevo organizzare cena ristretta con Cafiero de Raho (procuratore nazionale antimafia, ndr)? Un abbraccio e quando vuoi caffè”. “Ok” replica Ermini, “per ora sono libero tutte e due le date. Fammi sapere”. I due convengono per il 22 ottobre.
In quelle settimane, a differenza della cena del 25 settembre, che ci fosse un fascicolo su Palamara a Perugia era ormai noto poiché, ad averlo rivelato, era stato proprio un articolo del Fatto Quotidiano pubblicato il 27 settembre, il giorno della nomina di Ermini. Il 18 ottobre Ermini chiede una mano a Palamara per un suo intervento: “Mi mandi un paio di punti per la traccia dell’intervento di domani?”. “Mi hanno assicurato entro mezz’ora arriva tutto”, conferma Palamara, che in pochi minuti conferma: “Inviata”. “Grazie” risponde Ermini. Navigando in Internet si scopre che il 19 ottobre Ermini partecipa a un seminario di Magistratura Indipendente.
Il 26 ottobre 2018, Palamara si congratula per un’intervista rilasciata da Ermini. “Grande David, ottima intervista, precisa, chiara, puntuale, un abbraccio. Ci vediamo a pranzo martedì con Riccardo”. La notte del 26 ottobre fissano un appuntamento dopo l’incontro (dal tenore del messaggio si presume di Ermini, ndr) con il presidente della Repubblica. “Ciao David ci vediamo dopo Mattarella? Notte un caro saluto”. “Mi aveva detto alle 8.30”. “Non ci eravamo capiti io e Cosimo. Ti crea problemi se facciamo quando finisci tu?” scrive Palamara. “No no per ma va bene. Allora ci vediamo dopo le 12.15. Per me ok”. E Palamara: “Perfetto a domani”. Il giorno dopo commentano un apparizione di Piercamillo Davigo leader della corrente AeI: “Anche stasera Davigo debole…” scrive Palamara. “Va troppo spesso in tv… secondo me così si inflaziona…” risponde Ermini. “Sì, hai ragione si sta bruciando” continua Palamara. “Alla fine non fa più notizia” conclude Ermini.
Il 21 gennaio 2019 altra cena: “Confermato domani sera ore 21 a casa mia ci saranno Cafiero Riccardo e Cosimo un abbraccio” scrive Palamara. “Ok” risponde Ermini. E del futuro procuratore nazionale antimafia Palamara parla anche con l’allora ministro dell’Interno Marco Minniti. È il 26 luglio 2017: “Situazione su Cafiero ancora in evoluzione ma faticosissima spero trovare ultima mediazione a dopo”. “Perfetto. Grazie” risponde Minniti. “Fallito anche ultimo tentativo” scrive Palamara il 27 luglio. E ancora: “Oramai si vota a breve”. “Ok grazie” la risposta. Cafiero non riesce a diventare procuratore di Napoli. Palamara scrive a Minniti i voti: “9 voti cafiero, 14 Melillo, 2 astensioni, Votato ora”. “Perfetto” risponde Minniti, “Cerchiamo adesso di salvare il soldato de Raho. Il risultato in qualche modo lo consente”.
E Palamara conferma: “Si il mio intervento in plenum è stato in questo senso”. “Perfetto. Lavoriamoci” conclude Minniti. Il 5 ottobre la commissione incarichi direttivi del Csm propone Cafiero de Raho procuratore nazionale antimafia. Palamara torna a fornire i voti a Minniti: “Votato de raho 5 voti scarpinato 1”. In sostanza, il pg di Palermo Roberto Scarpinato ottiene un solo voto, quello di Piergiorgio Morisini, di Area, mentre Cafiero de Raho ottiene l’incarico. “Eccellente. Grazie” risponde Minniti. Il plenum nomina Cafiero de Raho procuratore nazionale antimafia l’8 novembre. La stima per il nuovo procuratore è ampia: ottiene infatti l’unanimità.