Verdone ci mette sempre la faccia. Con il suo sorriso sornione, bonario, rassicurante, è in grado di veicolare i messaggi più importanti, anche non semplici: e questa volta è per Race for the cure la maratona (reale) che da 21 anni raccoglie fondi a sostegno della ricerca e della prevenzione dei tumori al seno. Quest’anno, causa Covid, la maratona sarà virtuale, ma non per questo bisogna mollare, perché il cancro non va in lockdown.
Il tumore non dà tregue per la situazione Covid…
Sì, ci siamo un po’ dimenticati di tutti quei malati gravi che soffrono di altre patologie, mentre si parla solo di coronavirus, quando esistono sempre le patologie tumorali che sono di gran lunga peggiori.
Ma…
Il cancro non è contagioso, eppure causa molti più morti. (Ci pensa) In questi mesi non fa notizia, ma l’errore più grande sarebbe quello di sottovalutarlo, e il tumore al seno ha degli indici importanti, da allerta.
Per anni la battaglia è stata sulla prevenzione.
Ecco il guaio: si è fermata. Per fortuna mi hanno segnalato che c’è meno intasamento nei reparti di terapia intensiva, quindi adesso alle donne bisogna tornare a offrire la possibilità di un controllo, rendere l’esistenza più semplice.
Il Covid ha realmente bloccato tutto.
Si è preso tutto e a volte, temo, è diventato pure uno schifoso business; (cala il tono della voce) mi dispiace proprio molto per la Race for the cure, annullata per ovvi motivi di assembramento. Però lancio un appello per continuarla a seguire e sostenere: è un avamposto di prima eccellenza per la diagnosi precoce del tumore al seno.
Un mese fa al “Fatto” ha raccontato di avere il telefonino devastato dalle chiamate per ottenere consigli medici…
(Sorride, ma non scherza) Ho cambiato numero: ora riesco a stare anche due ore senza il solito e perenne squillo. Era proprio un continuo, ma la colpa è pure mia, non riesco mai a dire di no, a rifiutarmi.
Punto di riferimento.
L’altro giorno ho aperto Google alert e mi è preso un colpo: credo di aver rilasciato cento dichiarazioni, ero ovunque, e non vorrei che le persone mi giudicassero un presenzialista o un tuttologo.
Però è un esperto…
Mi cercano e spesso rifiuto. Poi ci sono casi come questo in cui non riesco proprio a divincolarmi.
C’è un però.
Che ne va di mezzo la concentrazione sul lavoro, ma in questo periodo è un problema un po’ di tutti. Spesso mi chiamano i colleghi per sapere se ho qualche notizia, ma in realtà è tutto fermo, senza alcuna certezza.
Quindi?
È necessario aspettare. Tra luglio e agosto il quadro sarà più limpido.
Spesso le danno dell’ipocondriaco.
E questa storia non mi piace per niente: quella che ho per la medicina e per i farmaci è solo una passione che deriva dall’infanzia; (attimo di pausa) lo ricordo sempre rispetto alla medicine: sono irrinunciabili strumenti se usati con proprietà, ma pericolosi se mal utilizzati.
E intanto…
Davvero, non dimentichiamoci di Race for the cure. È fondamentale, perché il tumore non lo abbiamo ancora battuto.