Francesco Minisci, già presidente e oggi nel Comitato Direttivo dell’Associazione Nazionale dei Magistrati, non disdegnava le raccomandazioni o segnalazioni che dir si voglia.
Se c’era da aiutare un’amica dell’attuale Procuratore Capo di Roma o un sostituto che non riusciva a diventare aggiunto, lui chiamava Luca Palamara e tutto si risolveva. Sostituto procuratore a Roma, Minisci diventa presidente dell’Anm il 24 marzo del 2018. A Palamara, leader della sua corrente Unicost nonché potente consigliere del Csm, scriveva nel 2017: “Caro Luca, ti apprezzo e ti stimo sempre di più, e non è solo questione di affetto, ma di riconoscimento del fatto che sei l’unico ad avere il coraggio e la capacità di dire certe cose, con i tempi, i modi e l’autorevolezza del leader. Un abbraccio”. Il leader replicava distratto: “Anche io Ciccio ti chiamo appena finisce plenum e parliamo prima della giunta”, dell’Anm.
Il 24 luglio 2017 Minisci perora il passaggio fuori ruolo al ministero (dove poi andrà nel 2018 anche con altre spinte su altri magistrati) per una collega romana: “Vediamo se si riesce ad aiutare Letizia Golfieri per un fuori ruolo”. Poi il 14 febbraio 2018 a Palamara chiede anche: “Per Presidente Sezione Tribunale Messina c’è Romeo, che Michele dice che è in quell’Ufficio ed è molto brava”.
Laura Romeo è un giudice del lavoro di Messina che allora voleva diventare presidente della sua sezione. Mentre Michele è Prestipino, oggi procuratore capo di Roma, originario del messinese. Allora era il procuratore aggiunto più vicino al capo Giuseppe Pignatone ed era un superiore di Minisci che si fida del suo parere tecnico. Il 12 marzo 2018 scrive a Palamara: “Questa settimana dovrebbe esserci Presidente sezione lavoro Messina”. E Palamara “Si l’ho messo”. Minisci insiste: “Verifica se ci sono le condizioni”. Il 21 marzo 2018 un rinforzino: “Domani dovrebbe esserci Presidente sezione lavoro Messina. Come si mettono le cose?” e Palamara “Sto facendo di tutto”. Minisci aggiunge: “Me lo ha chiesto Michele, ci tiene”. Palamara esausto: “Lo so. Ma tutti i nostri mi chiedono conti. Romeo troppo giovane”. La dottoressa Romeo è classe 1974 ed era indigesta ai ‘nostri’ di Messina di Unicost perché era di Magistratura Indipendente. La segretaria di Unicost Messina, il procuratore aggiunto Giovannella Scaminaci, preferiva Beatrice Catarsini e scrive a Palamara il 12 marzo 2018: “la cosa essenziale è che non venga preferita Laura Romeo che è una giovanissima di MI”. Palamara il 12 aprile 2018 le indora la pillola: “Purtroppo in previsione di Patti e Messina ho dovuto cedere per la Romeo”. Nessun riferimento a curriculum o competenza. Stando almeno alla chat di Palamara, la logica era cedere su un fronte per vincere su altre due nomine. Sempre il 12 aprile 2018 Minisci scrive a Palamara: “Prestipino è contento”. Il leader di Unicost scrive: “Digli che l’ho fatto per lui. Mandami numero”.
Minisci invia il contatto di Prestipino a Palamara che lo usa per inviare un sms criptico da signore: “Un abbraccio…”. Prestipino risponde: “Grazie Luca davvero grazie”.
Il procuratore Prestipino spiega: “La collega Romeo è una persona in gambissima, la conosco come conosco bene i colleghi di Messina, essendo stato procuratore a Reggio. Non ricordo bene ma non ho difficoltà a dire che, se anche avessi ringraziato Palamara, lo avrei fatto perché era stata nominata una persona valida. Non faccio parte di correnti e non c’è nessuna logica di appartenenza. Solo contentezza per una nomina giusta. Avrò pensato o fatto messaggi simili per la nomina di altri che stimo”. Un terzo concorrente, Fabio Conti, ha fatto ricorso al Tar del Lazio contro il Csm e in primo grado nel 2019 ha ottenuto l’annullamento della delibera di nomina. Pochi giorni fa è stata depositata la sentenza del Consiglio di Stato (estensore Urso, presidente Severini) che ha ribaltato il verdetto dando ragione al Csm. La nomina di Laura Romeo è stata giusta e corretta.
Minisci comunque faceva segnalazioni seguendo logiche non correntizie come dimostra il caso di Tescaroli.
Nonostante una carriera invidiabile (Luca Tescaroli da ‘giudice ragazzino’ partì dal Veneto per andare a Caltanissetta dopo le stragi del 1992, ha subito un attentato nel 1997, ha condotto indagini importanti come ‘Mafia Capitale’) non veniva mai considerato. Al Csm non lo proponevano nemmeno nella rosa per diventare aggiunto. Mai per nessuna sede. Le sue domande per aggiunto a Palermo, Catania, Catanzaro, Venezia, Roma o per la Dna non avevano nemmeno un voto in commissione.
A ottobre 2017 Francesco Minisci lo mette in contatto con Palamara. Il 30 novembre 2017 alle 9 di mattina lo accompagna al cospetto del leader al Csm. Nella chat con Minisci il consigliere commenta che il povero Tescaroli non era sostenuto nemmeno dalla sua corrente, Area, quella di sinistra. Come finisce? Dopo il tocco del Re Mida Palamara, Tescaroli, che se lo merita da anni, ottiene il posto da aggiunto (a Firenze) all’unanimità.
Così va il mondo nella magistratura italiana. Qualcuno si ostina a non capirlo. Il 9 aprile 2018, dopo la sentenza Trattativa che aveva dato ragione a Antonino Di Matteo, il pm di Palermo rilascia alcune dichiarazioni. Minisci chiede l’opinione di Palamara e quello: “L’ANM lo deve bastonare. È una vergogna quello che ha fatto. Fossi stato io mi avebbero lapidato”. Il riferimento è alle interviste, non agli atti. Minisci non bastona nessuno ma ci pensano i politici di ogni colore. Il pm della Trattativa fa notare il silenzio di Csm e Anm in tv da Lucia Annunziata e il 23 aprile 2018 – dopo le dichiarazioni tiepide nei suoi confronti del presidente Anm Minisci, il consigliere Csm Palamara gli scrive: “Buone le dichiarazioni su Di Matteo”.