La salute è importante? Tutti diremmo di sì. Eppure se guardiamo ai comportamenti attuali non è così, siamo in piena pandemia e c’è chi se ne frega delle mascherine e delle distanze, accorgimenti peraltro semplici da adottare, rischiando con spavalderia la propria pelle e facendola rischiare pure agli altri. L’ambiente è importante? La risposta è sfumata, diremmo “ni”. Certamente appare più lontano della salute, la salute è dentro di me, l’ambiente è un fuori da me, quindi posso assegnargli priorità inferiore. E ci sarà quindi chi indossa la mascherina ma poi la butterà per strada indifferente al danno ecologico. Questo per dire che se è già difficile avere un comportamento unanime e rispettoso delle regole per difendere il proprio essere, ancora più difficile è puntare sulle sensibilità individuali per difendere il mondo esterno. L’ambiente viene sempre dopo qualcosa. Dopo se stessi, dopo gli affari, dopo l’economia, dopo il divertimento. All’ambiente viene riservata attenzione solo se resta qualcosa da tutto quanto viene prima. E siccome siamo impegnati nell’avida corsa verso la crescita di qualsiasi cosa, soldi, auto, viaggi, aperitivi, all’ambiente non rimane nulla, anzi ogni giorno gli viene tolto un pezzo per soddisfare necessità e capricci. Lo dicono tutti gli indicatori della “grande accelerazione dell’Antropocene”, il periodo da metà Novecento che ha visto, con l’esplosione della motorizzazione petrolifera, un impressionante aumento demografico fino a sfiorare gli otto miliardi di Homo sapiens. Gli indicatori che segnano rosso sul cruscotto dell’astronave Terra sono tutti i prelievi di materie prime e tutte le emissioni di rifiuti, inclusi i gas serra che generano un inedito e pericoloso riscaldamento globale. Distratti da quotidianità che ci appaiono importanti ma non lo sono, non ci rendiamo conto che siamo i protagonisti di uno straordinario evento universale. Qualcosa che, per quanto ci è noto dall’esplorazione scientifica, non ha eguali nel tempo e nello spazio. Un pianeta dove condizioni fisiche favorevoli tre miliardi di anni fa hanno permesso la comparsa della vita, dove l’evoluzione ha generato milioni di specie tra le quali duecentomila anni fa è emerso un bipede dotato di capacità di astrazione, di linguaggio, di emozioni (amore e odio inclusi), di produzione di conoscenza scientifica e tecnologie spettacolari, la maggior parte delle quali sbocciate in un solo secolo. Tutto ciò sta però generando uno sconvolgimento di pari entità su “nostra matre terra” che come disse otto secoli fa con acuta lucidità ecologica San Francesco ne sustenta e guverna. Due parole dalle implicazioni cruciali: ancora oggi sono sempre le risorse planetarie, a cominciare dalla fotosintesi clorofilliana, a rappresentare l’unica nostra fonte di sostentamento, e nello stesso tempo noi siamo governati senza se e senza ma da solenni leggi fisiche antiche quanto l’universo. Essere governati non vuol dire oppressi, vuol dire avere delle regole all’interno delle quali muoversi per ottenere benefici individuali e collettivi, senza determinare la distruzione di quel sistema. Ecco, noi abbiamo innescato la distruzione del sistema ecologico che ci sostiene, ma che – attenzione – continuerà a governarci questa volta con la dittatura dei fatti, attraverso le conseguenze delle forze naturali da noi stessi aizzate, in grado di spazzarci via dall’elenco delle specie viventi. Lo stiamo già facendo noi con altre componenti della biosfera, avendo attivato la sesta estinzione di massa, nella quale potremmo però essere inclusi. Ecco perché questo è un “momento fatale” per dirla con Stefan Zweig, una biforcazione della geostoria pericolosa, decisiva e drammatica per noi che dobbiamo scegliere se continuare la corsa al baratro del business-as-usual o imboccare il sentiero della sostenibilità ambientale a lungo termine. Ecco perché un giornale deve fare di tutto per spiegare come l’ambiente sia addirittura più importante della nostra salute. Perché l’ambiente (sano) è l’unica garanzia per la nostra stessa esistenza.
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