Il riformismo ecologico? Ha fallito, come hanno fallito i politici progressisti, le ong e tutti gli ambientalisti ‘da salotto’. La crisi climatica è a un punto di non ritorno e l’unica cosa che può fermarla è “una disobbedienza civile non violenta ma totale”. Nel suo ultimo libro Altrimenti siamo fottuti, edito da Chiare Lettere, Roger Hallam, il co-fondatore del movimento degli Exctinction Rebellion – nato nel 2018 in Gran Bretagna, ora diffuso in tutto il mondo e noto per i suoi flash mob e le sue manifestazioni creative e polemiche – spiega perché, a suo parere, le soluzioni graduali non funzionano. E perché è tempo di mettere in discussione l’attuale sistema politico, per sostituirlo con un’assemblea nazionale dei cittadini “che emetta le leggi in grado di attuare i cambiamenti economici e sociali indispensabili per rispondere all’emergenza climatica”: mettere al bando i combustibili fossili, piantare miliardi di alberi, smettere gradualmente di mangiare carne, per riportare il riscaldamento globale ai livelli dell’era preindustriale e stabilizzare la CO2 a 350 ppm (parti per milione). Una transizione “fondamentale per sopravvivere”.
Perché a suo avviso, come spiega nel suo libro, il riformismo ambientale ha del tutto fallito ed è tempo di passare a un attivismo ecologico rivoluzionario?
Ho parlato proprio di recente con uno scienziato dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change). Mi ha detto che la situazione attuale è di 500 parti per milione di CO2 equivalente (metano e altri gas serra inclusi) nell’atmosfera. Questo significa che un aumento della temperatura di 2.7 gradi rispetto al periodo preindustriale è certo. Ora, uno studio recente prevedeva che con 2 gradi in più rispetto all’età industriale un miliardo di persone vivranno in aree di calore estremo. Con tre gradi si arriva a due miliardi. Insomma, questo per dire che il Covid è reale, uccide ma anche la CO2 è reale e uccide. I dati sono chiari da 30 anni. Il riformismo ha fallito totalmente perché ha ignorato la scienza. Se qualcosa ci può salvare è solo una rivoluzione.
Sempre nel suo libro lei sostiene che la cosa fondamentale è dire la verità drammatica nella sua brutalità. Non sarebbe meglio però anche ricordare anche ciò che di positivo viene fatto, per non gettare le persone nello sconforto?
No, non sono d’accordo, mi sembra un approccio vile. Extinction Rebellion è il primo movimento che dice alle persone che la situazione è totalmente compromessa. E proprio per questo che è diventato il movimento più influente sui temi climatici, nonostante sia cresciuto in un anno e grazie a sole 15 persone riunite in un bar a Bristol. Qualunque società o civiltà che vive una bugia di massa collassa, la verità è fondamentale.
Può raccontarci meglio del movimento degli Extinction Rebellion? Quali i prossimi progetti?
Le posso dire una cosa? Non importa se Extinction Rebellion esista o non esista o cosa fa o no. Ciò che conta è che l’Italia diventerà desertica nel giro di una generazione. Ciò che conta è che cosa significa essere umani in questo momento. Ciò che conta è se tu fai il tuo dovere e ti ribelli contro il più grande crimine della storia, oppure vivi in quello che io definisco “l’inferno della negazione”.
Nel libro, lei descrive come l’attivismo rivoluzionario dovrebbe sfociare in un governo del popolo. Non si aggirerebbe così la democrazia?
I ribelli non si ribellano perché hanno un piano. Si ribellano perché non ribellarsi sarebbe una violazione dell’essenza di ciò che sono (Camus, ndr). In altre parole, è sufficiente sapere che non c’è altra scelta se non quella di andare contro il male radicale. La strada si costruisce durante viaggio.
Lei però giudica i politici molto severamente. Ma i politici non sono tutti uguali. Penso, per fare un esempio, al governo della Nuova Zelanda che contro i cambiamenti climatici sta facendo tantissimo.
Non giudico nessuno. Siamo tutti colpevoli. Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Ma se i politici continuano a permettere l’aumento delle emissioni di Co2 allora saranno giudicati. Le persone non dimenticheranno quando realizzeranno che sono stati ingannati e che tutto ciò che amano andrà perso. Ci aspetta un periodo di vendetta in arrivo dove i politici saranno disarcionati dalle loro poltrone. Non sarà bello ma non sarà discriminatorio. La Natura è dura e anche la Storia lo è. La prego di non fraintendermi. Questo non è ciò che voglio che accada, ma ciò che accadrà. Chieda a qualunque storico della politica e le dirà la stessa cosa.
Vuole dare un consiglio ai giornalisti?
Sì: incollarsi alla scrivania finché i temi del cambiamento climatici non saranno messi tutti i giorni in prima pagina. E se così non è scendere in strada a scioperare. Questo per cominciare. Arriva un momento in cui ciò che deve essere fatto va fatto.
Insomma, non c’è uno spazio per la speranza?
Mi sembra che lei viva ancora negli anni Novanta. La questione davanti a cui ci troviamo di fronte è di come tutto quanto e tutti quanti moriranno per sempre. Di come stiamo andando verso una sofferenza umana inimmaginabile. È tempo di considerare cosa significa essere un uomo o una donna, un genitore, un membro di una comunità, cosa significa definirsi italiani. Stiamo fronteggiando una dannata emergenza totale. Me lo faccia dire ancora. C’è solo una questione: essere o non essere. Scegliere la vita o scegliere la morte.
(L’autore specifica di non aver parlato a nome degli Extinction Rebellion ma solo ed esclusivamente a proprio nome).