Se la produzione Netflix leggesse gli atti dell’inchiesta di Perugia, potrebbe trovare molti spunti per la sceneggiatura di una House of Cards all’italiana. Le trame e gli intrighi del potere, in seno al Consiglio Superiore della Magistratura, non mancano di certo.
Dopo anni di viaggi tra Benevento e Roma, il sostituto procuratore Antonio Clemente, originario di Montesarchio, spera di poter essere trasferito in Campania. Per questo. Il 28 marzo 2018, contatta il collega e consigliere Luca Palamara.
“Caro Luca – scrive Clemente a Palamara – ho tre figli, sono 5 anni che viaggio da Benevento a Roma, prima 13 anni da Benevento a Napoli, mi vorreste proporre Bolzano ma fare 1000 km per aggiunto non me la sento, se fosse un direttivo farei questo grande sacrificio. Avevo dato disponibilità per Nuoro ma come sai non è stato possibile. Sto chiedendo due sedi secondarie o Lagonegro o Larino dopo oltre 25 anni di pm a Roma e Napoli e Benevento, dopo aver lavorato duramente, penso di avere i requisiti per dirigere una sede secondaria, se puoi dammi una mano”.
“Carissimo Antonio – risponde Palamara – terrò assolutamente presenti le tue indicazioni un abbraccio forte”.
Quello che però Clemente non sa, pensando di potersi fidare della buonafede di Palamara, è che il consigliere non gioca mai con un solo mazzo di carte. Mentre riceve i messaggi di Clemente, chatta con la pm della direzione distrettuale antimafia di Bari, Lilly Ginefra, che gli chiede di prendere a cuore la sua candidatura.“Caro Luca, non ti voglio affliggere ma sono ovviamente in ansia, i prossimi due mesi saranno importanti per la mia vita. Non ti dimenticare di me, non vorrei mai andare al prossimo consiglio, ti prego pensami, con affetto e con il cuore in mano, un abbraccio Lilly”.
“Assolutamente no – le risponde Palamara -. Lo sai che farò tutto io”.
Il 21 maggio un nuovo sms di Clemente: “Caro Luca con tutto il rispetto per gli altri colleghi sono oltre 25 anni che faccio Procura e grossi procedimenti specie di pubblica amministrazione tra Napoli, Benevento e Roma, lavorando duramente, e tu lo sai, non ho mai avuto niente ed ho chiesto un posto secondario”.
Palamara non si sottrae mai e risponde sempre con accondiscendenza: “Carissimo Antonio io farò il possibile per trovare migliore soluzione”.
“Credo di avere tutte le carte in regola per il posto cui aspiro in una sede secondaria, sono anni che faccio domande mai accolte perché ingenuamente penso solo al lavoro, non faccio attività di corrente. Da ultimo per l’attaccamento al lavoro ho rifiutato persino un posto sicuro da senatore Cinque Stelle come pubblicato sul Mattino di Benevento alcuni giorni prima delle elezioni. Voglio dirti che ho subito diverse grosse ingiustizie dalla magistratura (ti risparmio le denunzie per aver fatto il mio dovere in scienza e coscienza) non ne vorrei subire altre. Mi auguro che da giudice tu possa decidere in scienza e coscienza”, scrive Clemente.
“Carissimo Antonio sai la stima e l’affetto che ti porto cercheremo di trovare la soluzione migliore”, risponde Palamara.
A luglio la commissione del Csm sembra orientarsi verso Clemente. Scatta il panico della Ginefra. “Lucaaaaaa!!!! Sono senza parole. E ora??? Sono fottuta”.
Ma Palamara è un cuor di leone. “Sappi che non mollerò un cm per te. E ci riuscirò. Te lo prometto”.
Un mese dopo, Ginefra invia un link con l’articolo in cui si dice che “il giudice Clemente sarà il nuovo procuratore della repubblica di Larino”. “Appunto. Fallo dire a loro” replica Palamara “poi vedremo come andrà. Sono più determinato che mai”. E la Ginefra sembra essere rincuorata: “Grazie Luca, sempre più uniti”.
L’estate vola e ai primi di settembre Clemente contatta il consigliere: “Sono passato da te per chiederti di depositare il parere se no non si può decidere, fermo restando la tua rispettabile decisione”. “Carissimo Antonio mi spiace ma sono fuori parere verrà depositato giovedì mercoledì prossimo plenum”, risponde Palamara.
Negli stessi giorni, la Ginefra decide di presidiare la sede Csm. Informa Palamara di aver incontrato “Paola” (Balducci) e di aver “parlato con Pontecorvo (Lorenzo)” e che desidera riferirgli quanto si sono detti. “Oggi ripasso da te – aggiunge la Ginefra – così anche con Massimo (Forciniti, consigliere del Csm, ndr) ne parliamo. Grazie per tutto”. Palamara la invita a salire da lui perché si trova “con Massimo”.
Qualche giorno dopo, la magistrata preoccupata scrive ancora: “Caro Luca ho fatto conti su conti, non abbiamo i numeri. La cosa migliore è andare all’altro consiglio, in questa situazione mi schianto e prendo un’altra mazzata. Meglio avere pazienza e sperare in situazioni forse più favorevoli”.
Ma Palamara è un fiero cavaliere: “Abbiamo tempo fino a mercoledì, se votiamo vuol dire che vinci, altrimenti rinviamo. Per me è una questione d’onore”.
“Ho parlato con Morgigni (Aldo, consigliere del Csm della corrente A&I, ndr). È stato molto gentile. Mi ha detto che ha preso informazioni su di me e che sono tutte molto positive. Però ha detto che Clemente lo conosce ma è aperto a tutto. Se si astenesse Morgigni ce la faremmo?”, chiede la Ginefra. “Domani ho quadro chiaro”, le risponde Palamara.
Alla votazione del Csm, Clemente esce sconfitto e la sua delusione è tanta. “Al plenum non avrei avuto problemi. Grazie”, scrive sarcasticamente a Palamara, che gli risponde: “Antonio io non potevo fare una cosa diversa da quella della commissione ero vincolato al voto espresso. E sai bene che mai sarei andato contro te”.
“Dai Luca avete organizzato tutto per fottermi – replica Clemente -, avevi detto che non avrei avuto problemi”. “Antonio non è così – conclude Palamara – Mi spiace se dici e pensi questo”.