Lo chiamano il triplete forse perché il protocollo basato su tre test e ideato dal professore della Statale Massimo Galli è nato a Milano ed è stato applicato alla Pirelli, sponsor dell’Inter. Il triplete, adottato in tutta Italia dalle società private per la ripartenza ha subìto una sconfitta in casa. Lo studio epidemiologico avviato su quattro comuni lombardi da Galli, a sorpresa, non è stato finanziato da Regione e Fondazione Cariplo.
Professore, il vostro studio prosegue comunque?
Non commento la questione del bando. Certo, andremo avanti. Abbiamo terminato il test a Castiglione d’Adda ed è stato un grande successo: 4.250 rilevazioni su 4.550 abitanti. Abbiamo iniziato i test anche a Carpiano e poi concluderemo con Vanzaghello e Suisio. E forse non ci fermeremo qui.
Come funziona il suo “triplete”?
Declino ogni responsabilità su come l’avete battezzato, toccando un tasto per me sacro. Scherzi a parte, facciamo prima i test rapidi pungidito a tutti. Poi, solo ai positivi alla rilevazione di IgG o IgM (gli anticorpi stabili o quelli di inizio malattia, ndr) facciamo anche il test venoso quantitativo (stiamo utilizzando più di un metodo) e infine il tampone. Questi ultimi due esami li facciamo non solo ai positivi ma anche a un campione dei negativi al kit pungidito, come controllo. Il tutto, sottolineo, a spese del progetto, fino a che avremo donazioni per questa ricerca.
Il risultato di Castiglione era atteso. In uno dei paesi più colpiti dal virus con molti morti, avete rilevato “solo” un 25% del contagio contro il 70 rilevato nello stesso comune in un campione però di donatori del sangue dell’Avis. Perché questa differenza?
Questo è quello che ci risulta, ed è confermato anche incrociando i risultati ottenuti con i test sierologici convenzionali e nei controlli negativi al pungidito. Saranno da capire le ragioni di questa differenza. Va ricordato comunque che noi abbiamo valutato l’intera popolazione, a ogni età.
Si è parlato invece del 58% di infetti tra i soggetti (autoquarantenati) sottoposti al test della Regione a Bergamo. Con quella percentuale c’è immunità di gregge?
Chi dice che con il 60% si raggiunge l’immunità di gregge fa solo una sparata senza una vera base scientifica. Per quel che possiamo sapere la soglia potrebbe essere l’80 o anche il 90%.
Il test nazionale del Commissario per l’emergenza Coronavirus Arcuri va a rilento. Due su tre cittadini non vogliono farlo o nicchiano. Perché?
A Castiglione l’adesione al nostro test invece è stata plebiscitaria, superiore al 90 per cento, perché il contagio è stato molto diffuso. Anche a Carpiano, dove il contagio è vicino allo zero, l’adesione è altrettanto forte. Probabilmente la Lombardia ha vissuto il coronavirus con modalità talmente drammatiche da indurre una sensibilità particolare. O forse il pungidito piace di più.
I cittadini hanno paura di assoggettarsi al test sierologico perché poi rischiano di restare bloccati in attesa e in quarantena?
In questo paese sembra che ci sia un atteggiamento prevalente nelle autorità sanitarie a disincentivare il test. Un errore gravissimo, specie se non viene data al più presto la chiara indicazione che chi risultasse IgG positivo e tampone negativo può rientrare a svolgere le sue normali attività.
Quanti positivi al test sierologico sono positivi anche al tampone?
A Castiglione molto pochi. Nel nostro protocollo, chi risulta positivo al pungidito fa subito il tampone e riceve la risposta il giorno dopo. Il che aiuta.
Che consigli darebbe alle regioni come Sardegna, Puglia o Calabria per ricevere i turisti?
Non è pensabile e sarebbe anche inutile “tamponare” tutti alla frontiera. Bisognerà fare molta attenzione, ci vuole un’attenta sorveglianza che colga l’apparire di eventuali focolai prima che si diffondano. In una recente conferenza con colleghi spagnoli, che sottolineavano di averci sorpassati nella classifica del numero di casi di Covid ho parlato di Ranking mentiroso, perché i casi veri in Italia sono stati molti di più come nel resto d’Europa con moltissimi asintomatici.