Ci sono notizie e notizie. Quelle che scandalizzano e quelle che invece meritano una “breve” accanto alla morte del gatto. E’ così da sempre, inutile sorprendersi. Ma non è neanche giusto smettere se non di indignarsi, almeno di inalberarsi. Eccone quattro in fila, così vediamo l’effetto che fa.
La Corte dei Conti dell’Unione europea, probabilmente avendo avuto sottomano qualche documento estremista degli estremisti NoTav, redige un testo in cui dice che tutte le promesse fatte finora sul Tav completato entro il 2030 sono fasulle. Quell’opera non si farà nei tempi fatti, non si farà con i costi stimati, i “benefici ambientali sono sovrastimati, le previsioni di traffico gonfiate, i costi lievitati e i ritardi infiniti”. Giustamente M5S e NoTav ci saltano su a gran velocità e dicono quello che è ovvio: “Siamo ancora in tempo a fermare il disastro”.
Il Fatto quotidiano dà la notizia in anteprima, mercoledì 17 giugno e la mette in prima pagina. Il manifesto, il 18 giugno, un giorno dopo, ci fa l’apertura. Degli altri giornali avete notizie? Non vi diciamo nulla, andate a guardare.
Notizia numero due: l’Italia ha venduto un mare di armi all’Egitto che nel 2019 è diventato il primo mercato italiano. Lo ha rivelato la Rete Disarmo, associazione pacifista che non ha mai mollato questo campo di intervento e, sempre il Fatto, ha ripreso solitario la notizia dandole rilievo. Poi nei giorni a seguire il nostro giornale ha dato conto delle fregate Fremm vendute a Il Cairo e poi, ancora, della commessa Fincantieri che punta a costruire, direttamente in territorio egiziano, pattugliatori d’altura per la marina di Al Sisi. Contemporaneamente i genitori di Giulio Regeni, il ricercatore italiano torturato e ucciso da uomini dello Stato egiziano, hanno puntato il dito contro il governo italiano dicendo di non aspettarsi più nulla in termini di giustizia. La notizia dei Regeni, giustamente, prende molto spazio su tutti i giornali, qualche grande quotidiano ci apre diverse volte. Ma la notizia degli affari con Al Sisi dov’è? E che dire di partiti che si fanno belli in pubblico nel denunciare le mancate risposte del Cairo sulla vicenda del giovane italiano senza riuscire a dire una parola sui rapporti commerciali consolidati dell’Italia e un giudizio sul regime militare?
Eppure, terza notizia, è bastato che circolasse la “patacca” dei 3,5 milioni di dollari consegnati dal governo venezuelano al M5S, nelle mani addirittura del defunto Gianroberto Casaleggio, che fiumi di inchiostro venissero versati per ricordarci le infamità del chavismo e le virtù sterminate della sua opposizione guidata da Juan Guaidò (fotografato accanto ai Narcos e finanziato dagli Usa). Un trattamento che, con tutta evidenza, è stato risparmiato ad Al Sisi. Certo, lo sappiamo, l’Italia ha interessi strategici con l’Egitto – chiedere all’Eni – c’è l’amicizia competitiva con la Turchia da regolare, c’è il nodo della Libia, dove l’Egitto avrà sempre una parola importante. Ma le ragioni della diplomazia e della realpolitik geopolitica valgono ovunque e possono valere anche per il Venezuela se non fosse in ballo, in quel caso, un regolamento di conti ideologico con gli interessi degli Stati Uniti da un lato e con il Movimento 5 Stelle dall’altro. Quindi, dagli al Venezuela e chiudi gli occhi sull’Egitto.
Infine, il Mes. Un po’ ci mancava, no? E’ diventato il prezzemolo del dibattito politico, non si può discutere di un tema se non ci metti accanto un po’ di Mes. Che sarà anche un nodo politico su cui, prima o poi, il governo potrebbe entrare in fibrillazione. Ma la discussione politica sul Mes senza quella tecnica, lascia il tempo che trova. Le risorse del Meccanismo europeo, infatti, non potranno essere utilizzate, ad esempio, per l’Alta velocità o per riformare la Pubblica amministrazione. I fondi non è detto che potrebbero arrivare in tempi celeri, c’è sempre da emettere titoli di debito sul mercato. Accedere al Mes , poi, senza aver prima chiuso la partita del Recovery Fund è troppo anche per chi è disposto a farsi saltare in aria per l’Europa. La faccenda è molto complessa e andrebbe trattata come tale. Ma tutto questo “Alice”, cioè la stampa embedded, non lo sa.