“Queste situazioni sono disgustose”. All’altro capo del telefono, Giuseppe Ippolito guarda sul pc le immagini dei tifosi che festeggiano in piazza Garibaldi. “È vero che Napoli è un’area in cui il virus circola poco, ciò non toglie che continui a circolare”, dice pensieroso il direttore scientifico dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani”, membro del Cts per l’emergenza Covid-19.
Era la terza partita ufficiale dopo il lockdown. E ad agosto qualcuno festeggerà lo scudetto.
Leggo che ieri in questa piazza c’erano 5 mila persone. Sono tutte attaccate, senza mascherine. Questo non deve accadere. Quello che sta succedendo in altri Paesi (Cina e Germania con i loro nuovi focolai, ndr) deve essere un monito. Se riaprire lo sport significa creare assembramenti, bisogna riflettere perché non risponde al senso di responsabilità.
Le partite a porte chiuse, quindi, non evitano il problema. La provoco: a questo punto non sarebbe logico aprire gli stadi?
Guardi io non amo il calcio, chi lo ama le dirà il contrario. Io ritengo che il calcio sia in ogni caso una fonte di pericolo, come lo sono stati i funerali e le manifestazioni politiche. Se non usiamo coerenza e consapevolezza dobbiamo pensare che non siamo sufficientemente maturi per goderci la libertà.
Pensi che Salvini stamattina ha detto: “Ci sono stadi da 50-70 mila posti, che problema ci sarebbe a fare entrare 20 mila persone?”.
Non mi pare il caso. In piazza Garibaldi erano 5 mila e sono già un problema. Se vogliono riaprire, almeno tengano chiuse le porte degli stadi. Bisogna restare vigili. Il virus circola, come i dati della Lombardia stanno lì a dimostrare.
A proposito, ogni volta che aumenta il numero dei tamponi si trovano più contagi. Ma la capacità di fare i test non è cresciuta come previsto dal monitoraggio del ministero.
La capacità diagnostica non aumenta dalla sera alla mattina. Servono investimenti e organizzazione. L’Italia sta facendo un gran lavoro, ma finché non avremo sistemi completamente automatizzati sarà difficile aumentare questa capacità.
Il problema è che, come previsto, sono scoppiati nuovi focolai. Dal palazzo alla Garbatella al San Raffaele Pisana.
Per fortuna sono comunità “chiuse”. Però dobbiamo pensare che situazioni come quelle viste a Napoli necessitano di ulteriori tamponi e monitoraggio. Tutte quelle persone andrebbero identificate e tracciate. Questa è una delle occasioni in cui la app (Immuni, ndr) sarebbe estremamente utile. Se non bastano consapevolezza e senso di responsabilità è evidente che ci vogliono sistemi più rigidi, volendo anche coercitivi.
Servono nuove misure?
Serve consapevolezza. Se le persone non sono in grado di autodeterminarsi è necessario che qualcuno lo faccia. Gli assembramenti vanno vietati, con qualsiasi sistema.
Pensa a una legge?
Non lo deve chiedere a me, ma al ministero degli Interni. Non è il mio mestiere.