L’ultimo dialogo tra il mago Yasha Mazur e l’amante-assistente Magda Sbarski è di questo tenore. Dichiarazione di Yasha: “Magda, ti amo”. Risposta: “Canaglia! Puttaniere! Assassino!” Magda Sbarski si è sempre accontentata del ruolo di amante-assistente senza trascendere nella gelosia per le conquiste del Kuntsenmakher (mago in yiddish). Reagisce in questo modo perché ha paura di perderlo. Yasha progetta infatti di mollare la moglie Esther, Magda, il pappagallo, la scimmia e gli altri animali della sua corte itinerante, per stabilirsi in una villa dalle parti di Napoli insieme a Emilia, una vedova di Varsavia, e alla di lei figlia Halina. Halina adora il mago e lui non solo ricambia, ma spera di poterla sedurre quando sarà più grande, in un futuro non lontano. Per lasciare la Polonia russificata di fine Ottocento e stabilirsi in una villa sul mare ci vogliono soldi e Yasha non è spiantato ma non ha i mezzi necessari. Le trame dei romanzi di Isaac B. Singer, compreso Il mago di Lublino, possono ricordare a un primo impatto quelle delle commedie dove corna, inganni e illusioni di felicità si intrecciano in un garbuglio esplosivo perfetto per tenere alta l’attenzione dei lettori, a maggior ragione se pubblicati a puntate sui giornali con continui colpi di scena. Nella declinazione autobiografica singeriana un uomo sta al centro dell’intreccio amoroso con diverse donne legate a lui da una rete di menzogne indissolubile che a un certo punto si semplifica in un cappio.
A dare lo spessore del genio a questa superficie scintillante, venata di humour implacabile, ci sono diversi elementi tipici dell’universo singeriano. I principali sono la rievocazione del mondo ebraico polacco, distrutto dalla micidiale sequenza nazismo-stalinismo, e la sensibilità metafisica che parte dalla vita quotidiana per proiettarsi in una dimensione trascendente, all’ombra del grande ebreo-eretico Spinoza e della corrente chassidica, per cui anche lo scarafaggio è un “fratello” (si veda il racconto Fratello scarafaggio). Come ha osservato Claudio Magris, pochi scrittori, in tutta la letteratura universale, riescono a esprimere “con altrettanta indelebile forza, l’assoluto di ogni momento significativo della vita”. E anche di momenti insignificanti. Un altro elemento ricorrente, a rischio commedia ottocentesca nelle mani di un autore meno magico, è la ricerca di segni soprannaturali, il dialogo con i morti, finanche la seduta spiritica. L’ambientazione storica va dal XVII secolo dei falso Messia Sabbatai Zevi (Satana a Goraj, Adelphi) all’America del secondo 900 (Nemici. Una storia d’amore, su tutti). Molti celebri racconti brillano nella cornice di uno shtetl senza tempo, come Gimpel l’idiota, la short-story tradotta da Bellow che ha dato a Singer la popolarità. Qui il meccanismo è rovesciato. Singer trasfonde elementi da commedia sexy in un contesto ebraico. Tema: l’idiota del villaggio sposa la sgualdrina del villaggio. Il risultato, nelle mani del mago di Leoncin (Singer), è un capolavoro. Il mago di Lublino ricorda questo racconto nel finale che riporta l’orologio della storia nella dimensione dello shetl senza tempo e nella ricerca di un mondo ultraterreno che metta fine a inganno, confusione e dolore.
Il mago di Lublino Isaac Bashevis Singer – Pagine: 230 – Prezzo: 18 – Editore: Adelphi