Ben prima dell’imperitura benedizione arbasiniana, fu Carolina Invernizio (1851-1916) la prima, vera casalinga originaria di Voghera. E non solo perché era nata lì, ma soprattutto perché fu una delle più note e vendute scrittrici rosa del Regno d’Italia di fine Ottocento. Fino a otto romanzi all’anno. Un’autrice molto pop, ma bocciata dalla critica sia liberale sia marxista. Don Benedetto Croce la inserì senza pietà nell’anonimato di “un infinito pulviscolo di instancabili romanzatrici”, mentre Antonio Gramsci fece il sessista e la liquidò come “un’onesta gallina della nostra letteratura popolare” (e ora tutti a imbrattare busti e quadri del filosofo comunista). Lei però vendeva parecchio e nel 1909 si cimentò finanche nel poliziesco, con un giallo per certi versi moderno e anche anticipatore visto che la Miss Marple christiana arriverà vent’anni dopo, nel 1930.
La protagonista si chiama Nina, fa l’operaia e s’improvvisa poliziotta dilettante per scoprire l’assassino dell’amatissimo fidanzato, il conte Carlo Sveglia. La loro storia d’amore è avvolgente ma contrastata. Lei plebea, giovane e bellissima. Lui nobile, giovane e bellissimo. Proprio però alla vigilia del rendez-vous risolutivo e pacificatore con la Contessa zia Eugenia – che fa da mamma e papà all’orfano nipote – il fascinoso Carlo viene ammazzato. Siamo a Torino e Nina è appunto un personaggio moderno per quei tempi, come annota Alessia Gazzola nella prefazione: vive e si mantiene da sola e riceve il fidanzato a casa sua, pur mantenendo la sua fama di onestà e di beltà. La trama è costruita senza sbavature e il libro va preso e letto come un feuilleton giallorosa, consapevoli che lo stile è semplice e talvolta enfatico e che pure Umberto Eco buonanima stroncò la povera Invernizio: “Scriveva malissimo” .
Nina la poliziotta dilettante Carolina Invernizio – Pagine: 393 – Prezzo: 14 – Editore: Rina edizioni